INCENDIO MORRONE, IL CAI SULMONA: TROPPE LACRIME DI COCCODRILLO

Per la sezione sulmonese del Club Alpino Italiano si stanno spandendo troppe lacrime di coccodrillo sulla tragedia degli incendi che hanno colpito e devastato il Morrone nell’agosto scorso. “Nei giorni scorsi si sono sentite le piĆ¹ svariate opinioni e le piĆ¹ sterili polemiche ma un fatto rimane incontrovertibile: negli anni passati non sono state destinate risorse alla cura del bosco e piĆ¹ in generale alla montagna. – sottolinea il Cai – nei mesi passati si ĆØ assistito a lunghe ed accese discussioni su come impiegare quella pioggia di soldi che dovevano essere i fondi FAS, quanti Euro sono stati destinati alla cura del bosco ed alla prevenzione degli incendi? Nei giorni dell’incendio ĆØ apparsa sugli organi di informazione la notizia che sono stati potenziati gli impianti di innevamento artificiale nell’Alto Sangro, bene, una buona notizia per l’economia del territorio ma questa ĆØ la dimostrazione di come sia intesa la montagna: il luogo della neve costruita o il terreno per futili giochi, come la progettata zip-line di Pacentro”. Per il Cai la montagna va veramente tutelata e difesa e non solo a parole e chiudendo un occhio o tutti e due gli occhi su chi in veritĆ  minaccia e pone a rischio la sicurezza della montagna stessa. “In questi ultimi anni si sono sentite tante belle parole, Abruzzo Regione Verde d’Europa, sviluppo del turismo montano come risorsa del territorio, ecc. ma non si ĆØ pensato a curare e proteggere proprio il bene su cui si fondano le belle parole, la montagna. Si pensa al turismo ma non sono stati mai trovati qualche migliaio di euro da destinare alla manutenzione dei sentieri neanche nelle aree protette tanto che il Parco della Majella ha dovuto richiedere la collaborazione di varie associazioni per poter mantenere la fruizione dei sentieri. Dopo tanti mesi la Provinciale Morronese tra Sulmona e Pacentro, e la strada tra Pacentro e Passo San Leonardo sono ancora chiuse” continua il Cai. “Il Cai di Sulmona ha piĆ¹ volte segnalato varie criticitĆ  chiedendo la regolamentazione del traffico delle piste di montagna per evitarne la circolazione di chiunque; ha piĆ¹ volte chiesto la destinazione di risorse per i sentieri; si ĆØ adoperato con i propri modesti mezzi a effettuare la manutenzione dei sentieri sul Morrone ed in altre localitĆ  come il Parco urbano delle Pietre Regie, certamente per una maggiore frequentazione della montagna ma anche in unā€™ottica di prevenzione degli incendi: se un sentiero ĆØ pulito ĆØ piĆ¹ facile raggiungere i focolai.Ā Ovviamente richieste ed iniziative del tutto ignorate.
Adesso che il danno ĆØ fatto tutti a stracciarsi le vesti e piangere lacrime di coccodrillo” dice ancora la sezione sulmonese Cai. “Durante lā€™incendio sono state create ampie strisce tagliafuoco che sono state molto utili per circoscrivere le fiamme, ora speriamo che non diventino piste per motocross o fuoristrada; ricordando anche che esiste una precisa legge regionale che disciplina il transito lungo la viabilitĆ  forestale. Su tutte le montagne e non solo sul Morrone,Ā A pochi giorni dal divampare dell’incendio giĆ  molti nostri amati politici si sono profusi in promesse di una pronta opera di rimboschimento ma anche qui chi va per sentieri ricorda i passati incendi: 1993 a Introdacqua, 2007 nella piana di Navelli, i grandi incendi di Bussi, Lettomanoppello e Roccamorice sulla Majella. Nessuna opera di rimboschimento ĆØ stata compiuta, il territorio ĆØ stato abbandonato a sĆ© stesso ma almeno la natura benigna ci ha ridato una rigogliosa vegetazione”. “Bene hanno fatto i Comuni di Sulmona e di Pratola Peligna a dichiararsi contrari ai rimboschimenti, adesso tutti attendiamo che i soldi promessi siano destinati alla cura dei boschi della Valle Peligna ed a unā€™efficace prevenzione degli incendi – conclude il Cai – Ā nei giorni successivi all’incendio ci si ĆØ giustamente preoccupati dell’eventuale dissesto idrogeologico causato dagli incendi e le eventuali opere per la prevenzione. Dissesto che perĆ² esiste da ben prima dellā€™incendio come testimoniano le numerose frane che costellano le nostre montagne e, per rimanere sul Morrone, come quella che avanza lenta dal Colle della Croce e incombe sulla Fraz. Bagnaturo. Ma anche qui chi conosce un po’ di piĆ¹ la montagna sa che ci avevano giĆ  pensato i nostri nonni costruendo briglie che rallentassero l’acqua lungo i profondi valloni del Morrone. Briglie che adesso giacciono nascoste dalla vegetazione o peggio sepolte dai detriti. Forse si potrebbe dargli un’occhiata, pulirle, se necessario consolidarle, cosƬ da limitare eventuali danni”.