Il SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE  È UN BENE DA TUTELARE E NON UN MODELLO DA BUTTARE

di Gianvincenzo D’Andrea – Negli ultimi tempi , dapprima in modo isolato e poi in numero sempre maggiore, si sono levate voci che chiedono finanziamenti aggiuntivi al Servizio Sanitario Nazionale.
Ed anche il Ministro della Salute Schillaci, in occasione di un recente convegno medico, ha dichiarato che per il SSN  c’è  bisogno di un  ulteriore finanziamento di 3 miliardi rispetto a quanto previsto  per il corrente anno dalla Legge Finanziaria.
C’è da sperare che in sede di Governo le sue parole siano ascoltate per evitare che tutte le criticità presenti nel SSN finiscano per accentuarsi.
D’altronde che nella Sanità Pubblica fossero presenti diversi problemi lo si è accertato in modo inequivocabile durante la pandemia COVID.
Personale sanitario ( medico ed infermieristico ) carente ,  scarsa innovazione tecnologica e rete della
medicina territoriale assente sono solo alcuni di essi e rappresentano il risultato della politica dei tagli messa in atto  dai governi  succedutisi nell’ultimo  ventennio.
Quando, come è stato sempre fatto, si tolgono risorse economiche alla Sanità Pubblica, adducendo la necessità del riequilibrio del bilancio finanziario dello Stato, le conseguenze prima o poi si manifestano in tutta la loro evidenza.
Oggi siamo fra i paesi europei  del G7 che spendono meno per la sanità; infatti in Italia il rapporto spesa sanitaria/PIL  è  3 punti percentuali in meno rispetto agli altri e, caso unico,  è  addirittura prevista in diminuzione nei prossimi anni .
Questi dati confermano, purtroppo, che nel nostro Paese  gli interventi per la tutela della salute sono considerati  una spesa e non un investimento.
Invece senza investimenti nella sanità non vi può essere sviluppo economico.
Oggi, secondo l’ISTAT, nella popolazione italiana è  presente una fascia anziana (over 65) che conta 14 milioni  di persone, il che ci colloca fra i paesi con il più alto indice di invecchiamento.
Non c’è  dubbio che questo lo si deve fra le altre cose al SSN che ha curato gratuitamente ed in modo efficace malattie che prima portavano alla morte.
Sono convinto che anche  molti fra quelli che hanno avuto la possibilità di curarsi,  senza necessità  di esborso economico, in caso di malattia dagli altri costi terapeutici quali trapianto d’organo, interventi cardiochirurgici e neurochirurgici, trattamenti bioimmunologici antitumorali, siano consapevoli che devono la loro sopravvivenza al SSN.
Oggi si tratta di decidere (e di agire rapidamente) se il modello  di Sanità Pubblica, gratuito ed universalistico  messo in atto finora, sia pure con difficoltà crescenti per i tagli di spesa attuati, debba essere tramandato o meno alle generazioni future.
Come ho già  scritto in altre occasioni, a causa dei tagli operati negli anni, la carenza di  personale (peraltro penalizzato da turni di lavoro massacranti e stipendi inadeguati), la innovazione tecnologica assente o limitata e la comunicazione ed interazione inesistenti o ridotte fra i diversi campi di attività (ospedale/territorio, cura/prevenzione, cura/riabilitazione) hanno portato ad una progressiva perdita di efficacia della organizzazione complessiva del SSN con quote  di attività sempre maggiori svolte dal settore privato che opera con tempi di risposta più  celeri ai bisogni di salute dei cittadini. Questa celerità, però, non è  gratuita e per le prestazioni fornite, viene richiesto un esborso economico  che si avvicina sempre di più alla spesa totale di cura.
In conclusione per potersi curare in modo adeguato, saltando i lunghissimi tempi di attesa previsti nel pubblico, tanti scelgono la sanità privata pagando ciò che viene richiesto.
Ma è evidente che non per tutti è possibile affrontare pagamenti consistenti come nel caso di interventi e/o cure ad alta complessità.
Uno scenario in cui il SSN  è relegato a fornire prestazioni scadenti mentre la sanità privata  occupa sempre più  spazio (sopratutto quello più redditizio) non è quello che si può accettare.
Alle nuove generazioni si deve lasciare un SSN di qualità  che sia  un bene fondamentale  universalmente riconosciuto come tale, organizzato in modo da dare piena attuazione ai principi costituzionali che garantiscono il diritto alla salute uguale per tutti.
Tra l’altro la spiccata sensibilità del mondo giovanile per la tutela dell’ambiente dovrebbe spingere verso l’attuazione di un nuovo modello operativo del SSN   impegnato non soltanto a curare meglio  le malattie   ma sopratutto ad attuare una maggiore e più efficace prevenzione delle stesse.
Si tratta di una vera e propria rivoluzione culturale non più  rinviabile per affrontare meglio le ondate pandemiche che si presenteranno in futuro.
(Continua)