VENERDÌ SANTO, LA PROCESSIONE DEI TRINITARI INCANTA SULMONA (Video)

di Gioia Perinetti – Con le note del “Miserere” intonato dai 120 cantori del coro dei trinitari è iniziata l’emozionante processione del Venerdì Santo. La melodia struggente ha trasmesso la grande sofferenza per la morte di Cristo e il dolore senza fine di sua madre, l’Addolorata, che con un pugnale nel cuore percorre le strade della città con lo sguardo rivolto verso la bara di suo figlio. L’Arciconfraternita della Santissima Trinità, in processione con circa 240 trinitari, ha dimostrato come ogni anno una totale devozione in piena cristianità e rigorosa serietà. Tante le strade percorse, le vie interessate, le persone accorse per presenziare ad un rito religioso che è ormai tradizione e identità di Sulmona.

Tutti gli occhi dei presenti sono stati incantati dalla magnificenza della processione, dallo “struscio”, che conferisce lente e sincroniche movenze all’intera processione, e dai tanti dettagli che rende il rito del venerdì santo un vero e proprio tesoro del patrimonio culturale sulmonese. Il tronco in sughero ricoperto da velluto rosso, la Bara del Cristo dalla lettiga settecentesca, decorata da tessuti e ricoperta dal velluto nero, la statua dell’Addolorata, con l’abito scuro dai riflessi oro, il fazzoletto ricamato e una spada nel cuore, la croce lignea, sono tra i tratti di una rappresentazione che non può non colpire il cuore delle persone che, in corso Ovidio, a migliaia, hanno partecipato incantati alla vista della moltitudine di sai rossi cremisi e pettorine bianche che fanno emozionare e commuovere di anno in anno per un rito suggestivo che si ripete nella notte di ogni Venerdì Santo a Sulmona dal 1827. E poi il coro diretto magistralmente dal maestro Alessandro Sabatini: le note del miserere hanno colpito i presenti più di ogni altra cosa. Una unione di voci dirompente, che ha squarciato il silenzio assordante del dolore per la morte del Cristo. Da sottolineare il tramandare, di generazione in generazione, di un’appartenenza ad una “famiglia”, quella dei trinitari, che si rinnova. Tante le giovani leve che hanno partecipato attivamente al rito religioso, un segno importante per la città che, in questo modo, ha la certezza di un futuro ricco di tradizioni non perdendo mai l’essenza del patrimonio storico e culturale. Un segno di comunione fraterna è avvenuto in Piazza Garibaldi dove i trinitari sono stati accolti dai confratelli di Santa Maria di Loreto in mozzetta verde e tunica bianca, che nella giornata di Pasqua, avranno il compito di far correre la Madonna incontro al suo Gesù risorto. Un intreccio di colori che ha reso la processione ancora più unica e suggestiva. I lauretani e i trinitari insieme hanno dato prova, come da rito, di unione e collaborazione per la città, per Cristo morto e per la Madonna che oggi affranta vedrà nuova luce domenica quando si accorgerà della risurrezione di suo figlio. Il rosso e il verde vicini per portare avanti non solo la Processione del Venerdì Santo da piazza Maggiore alla chiesa della Trinità, ma per rinnovare i riti della Pasqua e soprattutto insieme per mostrare i valori della religione, l’essenza della solidarietà e veicolare ad ogni persona presente il messaggio pasquale. Dopo il lungo percorso il corteo è rientrato poco dopo la mezzanotte nella chiesa della SS. Trinità accompagnato da un discorso vivamente sentito del vescovo della diocesi di Sulmona-Valva, Michele Fusco, il quale per l’occasione ha invitato i presenti in corso Ovidio e i loro cari a vivere la Pasqua con cuore sincero in pieno spirito di solidarietà. “Con l’arrivo del Venerdì Santo siamo invitati ad avere un atteggiamento riflessivo. Ma perché il mondo non ha ancora compreso il gesto d’amore, significativo, che ha fatto per l’umanità? Se l’uomo avesse capito la lezione del Crocifisso non saremmo partecipi di una serie di guerre ancora in atto, divisioni tra famiglie, di lotte di interesse per accaparrarsi un territorio, di continue ingiustizie verso i più deboli”, sottolinea Michele Fusco. “Sembra che l’umanità sia entrata in un tunnel buio senza uscita, in una notte oscura collettiva e tutti quei valori che Cristo ha affermato non li vediamo concretamente vissuti”, continua il vescovo. “Nella vita solo abbracciando il dolore, solo attraverso la notte, fidandoci di Dio possiamo trovare la luce, possiamo giungere all’alba. C’è una strada che porta alla pace, c’è un percorso che ci accompagna verso la fratellanza, questa via è la croce di Cristo che dice ancora con forza che solo con il dono di sé, solo con la compassione, si trova la soluzione verso una società rinnovata nell’amore che potrà uscire dal tunnel del buio e della tristezza”.

 

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