I NONNI, ANGELI CUSTODI DEI NIPOTI
Intervento letto ieri, in occasione della Giornata dei Nonni, ai ragazzi delle scuole medie dell’istituto “Umberto Postiglione” di Raiano.
Anzitutto, ragazzi, vi auguro il buon giorno. Ringrazio voi, la preside e gli insegnanti per lāaccoglienza nel vostro Istituto. Ringrazio lāAssociazione Centro Sociale Anziani di Raiano per avermi invitato a parlare della figura del nonno. Se ĆØ vero che interiormente mi sono sempre sentito vecchio ĆØ anche vero che sono ancora lontano dallāetĆ della ānonnitudineā. Eppure sullāargomento sono piĆ¹ che preparato, avendo trascorso io la mia infanzia con i genitori di mia madre a Pratola Peligna. Ai miei nonni sono dedicati i ricordi piĆ¹ teneri che la memoria sappia rievocare, non soltanto perchĆ© legati a un periodo magico dellāesistenza – quello che voi, ragazzi, state vivendo adesso – ma perchĆ© portatori di una vita semplice, āpaesanaā, in cui passavo ore ad ascoltare le loro storie prima di scendere in strada a giocare con gli amici.
Ai miei nonni devo qualcosa che – prima ancora dei consigli, dei moniti e dei rimproveri – ĆØ fondamentale per la crescita di un fanciullo: lāesempio. Se non avessi avuto dei modelli capaci di dare, con la loro integritĆ , senso alle parole con cui mi guidavano alla vita, non avrei ricavato nulla di buono dai loro insegnamenti. Lo stesso vale per i genitori ma i nonni, soprattutto quando hanno occasione di trascorrere molto tempo insieme ai nipoti, rivestono una responsabilitĆ maggiore in virtĆ¹ dellāautorevolezza che gli viene dallāetĆ , dallāesperienza vissuta, dalle sofferenze mutate in conoscenza. Quando mia nonna Erminia mi riprendeva perchĆ© magari non mangiavo qualcosa sapevo di doverla rispettare perchĆ© la fame da lei sofferta in gioventĆ¹ – quando imperversava la guerra e insieme a sua madre doveva percorrere chilometri e chilometri a piedi fino alla Valle del Fucino, raggranellando le spighe avanzate dalla mietitura per farci un poā di pane – meritava rispetto e deferenza. Lo stesso per mio nonno Attilio che per i suoi ideali politici sacrificava sĆ© stesso e la sua famiglia in difesa del prossimo, dei lavoratori e dei bisognosi; di fronte ad un simile esempio non cāĆØ contestazione che tenga: soltanto rispetto ed ammirazione.
Ai nonni spetta anche una piĆ¹ lieve responsabilitĆ che ĆØ quella della dolcezza e del conforto che a volte un genitore non puĆ² o non sa dare. Se ad un padre o ad una madre tocca, per certe questioni rilevanti (come la scuola, ad esempio), di dover rimproverare il figlio, sarĆ compito del nonno o della nonna di risollevarlo, invogliandolo, con tenerezza, a far sempre di meglio. Tuttavia anche un nonno sa che lāeccessiva indulgenza ĆØ controproducente per la formazione di una giovane vita. Ā«Mazze i panĆØlle fanne āi fijje belleĀ», diceva mia nonna, a intendere il necessario uso tanto della forza quanto della dolcezza nellāeducazione di un bambino. Ricordo che lei, quando si trattava di āsuonarmeleā, usava un lungo cucchiaio di legno che adoperava per girare la minestra e altre pietanze. Una volta mi preoccupai di nasconderglielo pensando che sarebbe bastato questo ad evitarmi la temuta punizione. Eppure sempre quel cucchiaio mi sarebbe stato consegnato per qualcosa che allora mi parve un rito dāiniziazione: avrĆ² avuto sei o sette anni e mia nonna mi concesse il privilegio di girare lāimpasto delle pizzelle. Credetemi se vi dico che per la prima volta mi sentii importante! Per non parlare di quando, durante la preparazione delle bottiglie di pomodori nel mese di agosto, ebbi il permesso di unirmi al gruppo di lavoro: intingevo il mestolo nel grande bacile in cui erano stati passati i pomodori e con attenzione dovevo versare quel succo nella bottiglia sul cui collo era piantato un imbuto barcollante. Guai poi a riempirla tanto da farla traboccare…! Prendere parte a quel lavoro di precisione, credetemi ancora, fu unāaltra bella conquista.
Lasciatevi dunque coinvolgere dai nonni, ragazzi, e concedete loro ascolto se vogliono raccontarvi una storia, anche se lāavete giĆ sentita, o se vāinvitano a svolgere insieme qualche attivitĆ (che sia la cucina o un lavoro di riparazione o un qualsiasi gioco), perchĆ© il tempo condiviso con questi āgenitori specialiā resta unico ed irripetibile. Ho detto genitori speciali perchĆ© in fondo un nonno ĆØ un āgenitore al quadratoā. Ricordo che il Prof. Ottaviano Giannangeli, il grande poeta che ha reso famoso fuori dallāAbruzzo il paese di Raiano, mi raccontava di quando si fece vicino alla sua amata nonna paterna, Marianna āAnninaā Zitella-Arquilla, che giaceva nel letto ormai in fin di vita, dicendole: Ā«Mi riconosci? Sono tuo nipote Ottavio!Ā»; lei allora gli rispose: Ā«Figlio del mio figlio: due volte figlioĀ». Ecco dunque espressa, in questa curiosa formula matematica, tutta la forza, la dolcezza e il sacrificio dellāamore di un nonno per suo nipote.
Unāaltra cosa importante, e in ciĆ² noi che viviamo nei piccoli centri siamo avvantaggiati, ĆØ la tradizione – oltre che di antichi usi e costumi – del dialetto. Ho sentito di genitori che vietano ai propri genitori di parlare in dialetto con i nipoti, per timore di āimbastardireā la loro lingua, dimenticando che lāitaliano altro non ĆØ se non un ādialetto nazionaleā. Quale strumento migliore di un nonno, testimone di quella civiltĆ in cui il dialetto proliferava nelle campagne e nelle strade, dai balconi e dalle botteghe, sulla bocca di contadini e di commercianti, di bambini e di anziani, per insegnare alla nuova generazione la musicalitĆ di una lingua perduta, ricca di impercettibili sfumature fonetiche e grammaticali? Eppure, qualche primavera fa, una signora di Raiano stava raccontando delle prime ciliegie spuntate nel suo orto quando la figlioletta ci tenne a precisare che si trattava di āraffajĆØujeā. Questa cosa mi ha aperto il cuore… CāĆØ speranza dunque, ragazzi, ma non scordate che voi siete la speranza e in quanto tali la vostra famiglia e la vostra scuola hanno il dovere di coltivarvi perchĆ© un giorno offriate al mondo dei frutti magnifici… non necessariamente ciliegie. Vi ringrazio.
Andrea Giampietro
Bravo bravo signor Andrea Giampietro ha racchiuso in questo discorso una vita tante vite.