IL DIARIO DI SOLIMO: 6 GENNAIO 1583, LA TESTA DI OVIDIO

Fabio Maiorano Nella sua Descriptio urbis Sulmonis, edita nel 1583 nella stamperia di Cristoforo Plantini ad Antverpiae (l’odierna Anversa del Belgio), Ercole Ciofano inserì all’inizio del testo un inedito profilo di Ovidio con la chioma fluente, riccioluta e coronata d’alloro, racchiuso in un ovale e all’interno di una cornice rettangolare con questa leggenda: «ex antiqvo lapide svlmone qvem ivlivs agapite hercvli ciofano dono dedit»; poche parole con le quali l’autore precisò che l’immagine era stata riprodotta da una statua antica, che era esposta in luogo pubblico [a porta Salvatoris] e che era stata mutilata in circostanze imprecisate della testa, subito prelevata da personaggi “ricchissimi” del tempo. Poi, quella testa di pietra fu donata dal nobile Giulio Agapite [de Capite] allo stesso Ercole Ciofano che, a sua volta, la cedette alla famiglia tabassi, verosimilmente a Onofrio Battista Tabassi che gli aveva battezzato il primogenito. Per secoli, la scultura è stata in bella vista nella corte di palazzo Tabassi, ma nessuno l’ha mai collegata alla statua che – a detta dell’umanista Giovanni Battista Valentini, il Cantalicio – ornava la porta Salvatoris che chiudeva la prima cinta muraria cittadina a ridosso della Fontana del Vecchio eretta nel 1471 dal governatore Polidoro Tiberti. Pochi anni fa, invece, su quella scultura si è posato lo sguardo di Giuseppe Papponetti e di Adriano Ghisetti Giavarina che, a conoscenza dell’immagine pubblicata dal Ciofano e della testimonianza del Cantalicio, non hanno avuto dubbi: la
testa è dell’antica statua di Ovidio, prontamente recuperata e acquisita al patrimonio del Museo Civico.

One thought on “IL DIARIO DI SOLIMO: 6 GENNAIO 1583, LA TESTA DI OVIDIO

  • Grazie Fabio Maiorano, il merito di questa scoperta, come scrivi, è anche di Giuseppe (Pino) Papponetti. La nostra indagine però partì dalla segnalazione della scultura che mi fece Mario Marcone.

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