NECESSARIO FARSI CAPIRE, NON SOLO APPARIRE

Una premessa è preliminare: mi sono fatto controllare l’udito da un centro audiometrico d’eccellenza. Nulla da rilevare a un settantenne se non riferibile a una condizione fisiologica connessa all’età. Mi spiego. Avevo difficoltà a seguire i telegiornali all’uscita di quel mostro delle comunicazioni audiovisive che rispondeva al mito di una “mitraglietta”, e tutti sanno a chi ci si riferisca,  ancorchè avessi trent’ anni in meno e appunto maggiori difese acustiche. E già da allora mi chiedevo perché non venisse aggiustata la misura, nel senso che venisse  riferito ai comunicatori che la velocità dell’eloquio, cioè della parlata,  non fosse assolutamente un pregio, o un valore aggiunto, bensì un difetto rispetto alla condizione degli ascoltatori. Meglio ancora, una offesa nei confronti dei milioni di persone bisognose di sapere, di udire le notizie. Con una variante peggiorativa nei riguardi di chi avesse parametri più lenti, ovvero difficoltà a seguire la loquacità esasperata  rispetto a uno che avesse a suo favore, davanti, un testo scritto. Fu il lancio di una moda ancora oggi in voga e colpevolmente perseguita. Non ci sentiamo lontani dall’aver captato un problema per migliaia di ascoltatori. Ci viene in questa circostanza in soccorso il professor Francesco Sabatini, linguista, filologo e lessicografo di fama internazionale, che in più di una occasione ha richiamato i professionisti della divulgazione audiovisiva  ad essere meno frettolosi nella pronuncia, a scandire bene le parole e a non essere vittime della smania, obbligati  cioè a cedere  alla necessità di “sparare” termini e aggettivi nel più breve tempo possibile. Per impressionare,  noi pensiamo, e  forse col minore impegno a far capire e a rendere più orecchiabili i temi da diffondere. Donde questa riflessione? Da un parametro regionale carpito a livello nostro, abruzzese.  Appunto come il vanto che sia di Pescocostanzo il professore Francesco Sabatini dalla cui acuta riflessione siamo partiti. Diciamo ai giornalisti, almeno a quelli del Tg3 Abruzzo: siate meno prorompenti nel mitragliare le notizie, cioè fate capire sostantivi e aggettivi che usate e scandite bene i termini. Ne va del bene di chi ascolta e soprattutto di chi divulga le notizie. Il contesto, l’immagine del cronista, o della giornalista, non è poi tutto!

Luigi Liberatore