DETENUTI AL 41 BIS POTRANNO USARE SKYPE CON I FAMILIARI, ALLARME DELLA UIL PENITENZIARI

I detenuti a regime 41bis in generale e quindi anche quelli ristretti nei penitenziari dell’Aquila e quelli sottoposti al circuito di alta sicurezza contemplanti nel carcere di di Sulmona, potrebbero a breve comunicare con i familiari attraverso la tecnologia digitale quale ad esempio Skype. L’allarme lanciato dall’associazione Vittime del Dovere viene ribadito dalla Uil Pa Polizia penitenziaria. A darne notizia è infatti Mauro Nardella, segretario generale territoriale del sindacato. Sulla proposta di legge ad iniziativa governativa “modifiche al codice penale, di procedura penale e all’ordinamento penitenziario” – sottolinea il segretario generale territoriale- la UIL riprende il rilievo fatto dall’associazione Vittime del Dovere e che rendeva noto all’opinione pubblica e soprattutto ai congiunti delle vittime uccise dalla criminalità organizzata e dal terrorismo che nella seduta di ieri l’altro la Commissione Giustizia della Camera dei Deputati ha respinto gli emendamenti proposti dai parlamentari sensibilizzati dall’associazione attraverso una relazione ad hoc e che faceva riferimento alle varie criticità presenti nel testo di legge. In particolare si era sostenuto che la salvaguardia posta dall’inciso “fermo restando quanto previsto dall’articolo 41-bis” non supererebbe in maniera inequivocabile la prospettiva che questo tipo di comunicazione possa essere estesa anche ai soggetti del 41 bis e a quelli sottoposti all’alta sicurezza”. Nelle scorse settimane, infatti, l’associazione aveva lanciato un appello sul pericolo incombente di approvazione di una proposta di legge che consentirebbe l’utilizzo di sistemi audiovisivi, a titolo esemplificativo skype, ai criminali sottoposti al 41bis e al regime di alta e media sicurezza “per favorire le relazioni familiari” direttamente dal carcere “E’ pensiero condiviso- precisa Nardella-  che se da un lato non si eccepisce il fatto che il diritto alla difesa e i contatti dei detenuti, in genere, con la famiglia, possono e devono essere garantiti, così come previsto dalla Costituzione, dall’altro non si può prescindere dalla sicurezza “per favorire le relazioni familiari” direttamente dal carcere”. “Oggi apprendiamo anche noi con rammarico- continua il sindacalista- che le istanze, formulate con perizia e meticolosità, sono state tutte respinte. Per cui i baschi blu a breve potrebbero essere costretti a doversi sobbarcare anche l’onere di controllarsi le immagini e non certo al netto di responsabilità. Non sarebbe da escludere, infatti, la possibilità che attraverso le immagini, utilizzando appositi codici mimici, i boss possano lanciare messaggi ai rispettivi familiari eludendo così il principio cardine che aveva spinto il legislatore a rendere impossibile la comunicazione “criminale” attraverso l’attivazione del circuito 41 bis”. LA Uil PA Polizia Penitenziaria l’Aquila, quindi, esprimendo piena solidarietà all’associazione Vittime del Dovere augura alla stessa di ottenere ciò che con perizia e competenza ha chiesto per dirimere la questione.