DUE VOLTI E UNA STORIA … DA CAPIRE

di Massimo di Paolo – Sappiamo che i fatti di cronaca e di costume inondano giornalmente i mezzi di comunicazione e attraverso processi incontrollabili, dal passa parola alla condivisione, toccano tutte le nostre attenzioni. Gli eventi, le notizie sono talmente numerosi che difficilmente si possono contenere ma soprattutto difficilmente riusciamo a distinguerli senza farci coinvolgere. Con difficoltà riusciamo a dare i giusti significati alle notizie che ci circondano restandone spesso condizionati.  Nella filiera di fatti ed eventi, importanti o meno, “Libri & Visioni” ne ha voluto cogliere due apparentemente distanti per significati e contesti ma che, di fatto, trasmettono un messaggio importante che desideriamo mettere a fuoco e condividere con i nostri lettori. 

Era il 17 gennaio 2024, Consiglio regionale del Veneto: non passa la proposta di legge di iniziativa popolare sul suicidio medicalmente assistito. No alla proposta firmata da 9062 cittadini. 25 favorevoli, 22 contrari e tre astenuti. Ma l’astensione vale come voto contrario. La “novità” nascosta  che ci interessa sottolineare non è il tentativo di approvazione della legge dai significati incommensurabili andato a vuoto,  ma la reazione e le modalità utilizzate da Luca Zaia. Al Presidente della Regione Veneto va riconosciuto il coraggio di aver attaccato, con fare poco noto alla Lega, “gli ipocriti che fingono di non vedere che il suicidio assistito c’è già”, mettendo sul tavolo quelle regole che la Corte costituzionale chiede alla politica da quattro anni. Le modalità usate sono il nostro tema. Non solo il coraggio di dire, ma il tono quasi di tenerezza e di straordinaria attenzione verso le persone che aspettavano, verso i malati terminali, i sofferenti, i persi nel dolore e nella disperazione. Una modalità attenta, non rabbiosa o di minaccia ma potente, estremamente forte, raramente intercettata nei linguaggi della politica. Una modalità che si faceva carico di tutte le responsabilità personali, dei dissidenti, del ruolo e della rara politica sana rimasta (sic). Un messaggio forte dalle modalità dolci.

Era il 27 gennaio 2024, ultimo appuntamento televisivo per lo show di Virginia Raffaele. Comicità raffinata, mai volgare o aggressiva, un intreccio tra surreale e parodia. Personaggi che appaiono per imitazione e costruiscono momenti di satira composta e riflessiva. Mai simile agli strilloni da “piazza”.

C’è molto altro dietro il successo di “Colpo di luna”.  Codici diversi non abitudinari per certe trasmissioni. Nella prima puntata oltre tre milioni di spettatori; esordio eccezionale.  

Una satira e una politica sorprendenti e quasi fuori luogo; un politico ed una comica che lasciano un messaggio comune a una Italia che si va riscoprendo volgare, macha, aggressiva; dalle campagne di controllo sulla stampa fino al Briatore di turno.  Ingredienti simili su contenuti diversi: tenerezza, attenzione, assenza di disparità, apparente semplicità.  Due testimonianze distanti per contesti e significati che costruiscono la storia di messaggi diversi per contenuti ma simili nelle modalità, nei toni, nei significati taciti, nelle architetture comunicative.  La storia, di fatti diversi, ugualmente parlati. Una rivoluzione nel mondo dello sguaiato, dell’offensivo, dell’arrabbiato, delle gogne mediatiche, del vacuo politichese, del populismo social. Due volti diversi, tracciano l’esempio per una nuova storia. Ci ricordano che per cogliere le emozioni e l’attenzione di chi ascolta “gridare” non è necessario. E funziona sempre.

Per capire: Virginia Raffaele/Selvaggia Lucarelli; Luca Zaia/Christian Solinas; Marlene Engelhorn/ Flavio Briatore.

Al cinema da rivedere su piattaforma: La tenerezza, di Gianni Amelio del 2017

Da leggere: di Nicoletta Gosio, Nemici miei -la pervasiva rabbia quotidiana- edito Einaudi.