A SINISTRA DA CAPO

di Massimo Di Paolo – Una riflessione sul bisogno di sinistra quella che si è rappresentata proprio a Sulmona in queste ultime settimane da più parti, con diverse assemblee, con profili diversi e con motivazioni diverse. Qualche tempo fa i “fuoriusciti”, quelli che non si sentono più rappresentati dal Partito Democratico, un incontro apparentemente caratterizzato da nostalgia e un filo di disappunto, una sorta di amarcord per qualcosa che non c’è più, ma in effetti una esposizione per contarsi e per vedere quali sono le possibilità per un nuovo posizionamento delle diverse individualità e dei diversi gruppi. Ieri, 9 dicembre, la prima costituente democratica della regione Abruzzo indetta proprio a Sulmona dalla segreteria regionale e provinciale del Partito Democratico.

Platea piena quella del cinema Pacifico, con una folta rappresentanza di amministratori, tesserati e addetti ai lavori. Quelli che ci credono ancora, che portano nel DNA il sentore, gli umori, le riflessioni, i pensieri dell’essere di sinistra. Molti che non hanno mai mollato, molti però sono quelli del ritorno o del riavvicinamento. Una sorta di analisi della “restanza e della partenza” quella che ieri è stata celebrata a Sulmona dai rappresentanti e dai simpatizzanti del Partito Democratico. “A sinistra da capo” è il titolo dell’ultimissimo libro di Goffredo Bettini, guru del Partito Democratico nazionale che questa volta appare o si mantiene ai margini, non muove i pezzi in campo, non si schiera perché il gioco è ancora molto evanescente e non permette la definizione di una strategia di posizionamento. Non si sa ancora cosa dovrà essere il nuovo Pd. E i vecchi “cosacchi” del partito lo sanno bene che occorre, per ora, attendere. Forse a questo sono anche dovute diverse assenze della sinistra sulmonese. Quella di ieri è stata la prima assemblea costituente del Partito Democratico in Abruzzo e non poteva che essere di orientamento, di misura, di catalizzazione di idee e riflessioni. Tutte però con tagli e messaggi pertinenti e utili per la fase pre-congressuale. Di fatto però, aldilà dei risultati elettorali ultimi scorsi, aldilà dei motivi dell’avvio dei lavori a Sulmona, aldilà di qualche assenza evidente e stridente, vedere un confronto strutturato sulle tematiche di sinistra, sugli errori fatti, sulle caratterizzazioni dell’essere di sinistra sulle problematiche e sugli intenti futuri è stata una gran bella cosa, una opportunità per la nostra città, una rivitalizzazione dei pensieri su cose serie. E anche se ormai siamo in clima natalizio tra l’accensione delle luminarie dedicate ad Ovidio, i regali da fare e gli incontri serali che scambiano operazioni di beneficenza con spettacoli di burlesque, l’assemblea di ieri ha permesso di tornare a confrontarsi e a parlare di cose serie, di territori, di disuguaglianze, di città ricca e città povera, di scuola e di futuro. Alcune dominanti sono emerse forti, evidenti e potenti per condivisione e ricorsività. Molto utili e calzanti anche per osservare Sulmona da vicino con il suo territorio. Il bisogno di rintracciare un linguaggio, un pensiero e una azione comune per il futuro Partito Democratico. Il bisogno di restare uniti su finalità e valori comuni anche attraverso confronti serrati ma senza migrazioni, scissioni, personalismi in nome e per conto di una ragione comune. La ragione comune è quella della sinistra storica, delle pari opportunità, delle uguaglianze ma anche della visione moderna del partito, ormai non più conciliabile con le attese, gli smarcamenti, le intellettualizzazioni dei problemi comuni. Un partito moderno fatto di metodo nell’essere presente sui territori, nel raccogliere le istanze della gente, nel condensarle in problemi di grande respiro per una politica delle aree interne e delle grandi tematiche comuni. Sulmona e la Valle Peligna come un laboratorio di complessità politico-sociale, su cui un partito di sinistra può simulare, preparare e predisporre una rivisitazione dell’agire politico, rendendolo riconoscibile e partecipato ai cittadini, alla gente comune, che si fonda sui bisogni degli ultimi da integrare e presentare al Comitato Costituente per la stesura del “Manifesto dei valori e dei principi del nuovo Partito Democratico” che, per essere di sinistra, non potrà essere solo il manifesto dei “Saggi”!

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