INCHIESTA POLSTRADA PRATOLA, SEI POLIZIOTTI SI DIFENDONO DALLE ACCUSE QUATTRO RESTANO CON LA BOCCA CUCITA

Quattro ore di interrogatorio questa mattina, nell’aula uno del Tribunale di Sulmona, per dieci dei diciannove poliziotti della Stradale di Pratola Peligna, indagati nella maxi inchiesta condotta dalla Procura della Repubblica. Scena muta davanti al Gip per quattro di loro (Paolo Di Loreto, Alessio Imperatore, Gianni Ranieri e Angelo Tarola), mentre in sei (Alfonso Bartoli, Pasquale Berarducci, Beniamino del Rosso, Luca Madonna, Franco Perna e Dino Petrella), hanno risposto alle domande del giudice per le indagini preliminari, Alessandra De Marco, che si è riservata di adottare apposita ordinanza sulla richiesta di misura cautelare interdittiva avanzata dal Sostituto Procuratore, Stefano Iafolla. La Procura ha chiesto la sospensione dal servizio e il ritiro del tesserino per un anno. In aula anche il Procuratore Capo, Luciano D’Angelo, che ha seguito tutte le fasi dell’interrogatorio. Gli avvocati degli indagati hanno respinto ogni addebito, contestando punto per punto il vasto castello accusatorio. Sostanzialmente, secondo le difese, la maggior parte dei reati ipotizzati farebbe riferimento al periodo del lockdown quando il controllo del territorio era ridotto al minimo. Inoltre, secondo i difensori degli indagati, i poliziotti non avrebbero abbandonato il posto di lavoro poiché dalle aree pertinenziali dell’ingresso dell’autostrada avrebbero comunque potuto raggiungere il chilometraggio più vicino. Contestate anche le esigenze cautelari e il pericolo di reiterazione del reato soprattutto per il sindaco di Rocca Pia, Pasquale Berarducci, finito sotto inchiesta dal momento che la sua posizione, hanno fatto notare gli avvocati Giuseppe D’Angelo e Maria Teresa Micciola, “sparisce dagli atti d’indagine dal 2020. Per cui viene meno l’attualità”. Gli indagati sono accusati a vario titolo di truffa e falso ai danni dello Stato, peculato, furto, omissione d’atti d’ufficio, omissione di soccorso e interruzione di pubblico servizio. In tre anni d’indagini, dal 2019 al 2022, svolte tramite intercettazioni ambientali e telefoniche, gps e telecamere, i poliziotti avrebbero abbandonato il posto di lavoro per dormire in auto o intrattenersi in alcuni esercizi commerciali mentre erano in servizio. Approfittando della propria posizione avrebbe rubato beni di tenue entità patrimoniale in una stazione di servizio. Sempre secondo le accuse, avrebbero utilizzato auto di servizio per fini privati e alcuni di loro avrebbero omesso di svolgere rilievi in un sinistro stradale e di prestare soccorso ad un veicolo in panne. Tutte contestazioni al vaglio del giudice che nei prossimi giorni deciderà se sospendere per un anno i 10 poliziotti come chiesto dalla sostituto procuratore Stefano Iafolla, titolare delle indagini.