SANITÀ PUBBLICA ED ENDOMETRIOSI

di Gianvincenzo D’Andrea – Qualcuno fra i lettori delle mie riflessioni e/o comunicazioni su argomenti di carattere sanitario (periodicamente pubblicate sul web) potrebbe non comprendere il nesso fra le parole del titolo che ho scelto per il post di oggi, ma se avrà un po di pazienza alla fine lo scoprirà.

Partiamo dunque dalla prima: Sanità Pubblica.
Nel DEF ( Documento di Economia e Finanza) di recente approvato dal Governo sono previsti tagli progressivi nella Sanità  che porteranno il rapporto Spesa sanitaria/ PIL dal 6,9% del 2022 al 6,2 del 2026.
Ora una tale scelta, se si ricordano i fiumi di parole di tecnici e politici che in piena Pandemia COVID proclamavano a gran voce la necessità di massicci investimenti nel Sistema Sanitario Nazionale per eliminare il divario esistente con gli altri Paesi europei in termini di posti letto ospedalieri ( sopratutto di terapia intensiva), personale sanitario, innovazione tecnologica, rete della medicina territoriale ecc. appare poco comprensibile e francamente ingiustificabile.
Mentre Germania, Francia e Spagna ( tanto per fare qualche esempio ) che già investivano in Sanità più dell’Italia continueranno ad aumentare i fondi specificamente destinati l’Italia, continua a tagliare e nel 2026 la disponibilità finanziaria per il nostro Sistema Sanitario Nazionale sarà  inferiore a quella del 2019 (era pre COVID !).
Come si possano assumere i medici, gli infermieri e tutte le altre figure sanitarie carenti, aumentare i posti letto mancanti o acquistare le attrezzature per adeguare  la medicina ospedaliera o quella territoriale agli standard di cure oggi richiesti, tagliando i finanziamenti, rimane un mistero (che spero ci verrà spiegato).
Con uno scenario come quello che si prevede francamente mi vengono i brividi a pensare ad una nuova epidemia di un qualche altro virus che fa nuovamente un salto di specie com’è successo col COVID.
Chissà se un giorno capiterà  a chi ha responsabilità politiche e istituzionali di mettere giudizio e fare tesoro dell’esperienza passata!
Corsie ospedaliere super intasate per il gran numero di malati, reparti convertiti per assistere i pazienti COVID, ambulatori chiusi e visite  mediche ed interventi chirurgici rinviati di mesi o anni e tutte le altre informazioni fornite dai media : buttate nel dimenticatoio.
Tutto quel che abbiamo visto (ed anche sperimentato personalmente ) nel corso della pandemia COVID ci fa ritenere accettabile ed ininfluente , per la nostra salute,il peggioramento della Sanità Pubblica conseguente ai tagli previsti nel DEF?
Meno Sanità Pubblica significherà, per la gran parte degli italiani, minore possibilità di cura sopratutto per quelle malattie che hanno bisogno di procedure diagnostiche e terapeutiche ad elevata tecnologia, in genere assai costose.
E vengo ora alla seconda parola del titolo: ENDOMETRIOSI.
Si tratta di una malattia del genere femminile causata da frammenti del rivestimento epiteliale interno dell’utero (l’endometrio) che passando attraverso le tube si impiantano in diverse parti dell’addome.
Poiché la caratteristica delle cellule endometriali è quella di rispondere agli ormoni del ciclo femminile si verifica che i frammenti neoimpiantati in addome sanguinando determinano infiammazione del peritoneo con dolori fortissimi, per lo più resistenti ai farmaci antidolorifici.
Questa malattia dolorosa cronica colpisce circa il 15% della popolazione femminile italiana in età  fertile, ovvero tre milioni di donne.
A dispetto di questa larga diffusione (e forse perché si tratta di un problema esclusivamente femminile!), l’endometriosi è stata finora, per la scienza, un argomento poco interessante.
Di recente però una scienziata giapponese Ayakoe Nischimoto- Kakiuchi ha annunciato di aver messo a punto una possibile cura.
Operando sperimentalmente su una popolazione di scimmie (macachi) nelle quali erano stati trapiantati in addome pezzi di tessuto endometriale e somministrando alle stesse sei iniezioni di un anticorpo specifico contro l’Interleukina 8 ( IL- 8) una molecola che causa l’infiammazione si è visto che la malattia guariva.
È vero che si tratta  di risultati preliminari e che, per avere certezze la sperimentazione deve essere trasferita sul piano clinico (umano), ma i presupposti per essere ottimisti ci sono.
Ed arriviamo al dunque.
L’eventuale farmaco per la cura dell’endometriosi, come altri dello stesso tipo, avrebbe, quando venisse commercializzato,  un prezzo elevato e, ragionevolmente, potrebbe  non essere inserito nel Prontuario Farmaceutico del Servizio Sanitario Nazionale in conseguenza della riduzione della spesa sanitaria prevista nel DEF.
E che a pagarne le conseguenze saranno tutte quelle donne, malate di endometriosi, che continueranno a soffrire perché non possono permettersi i costi di una cura che darebbe loro sollievo interessa a qualcuno?