LE MILLE E UNA LIBERTA’

di Massimo di Paolo – Parole, immagini, festa e ricorrenza. Cosi si presenta il 25 Aprile. La festa della Liberazione. Un pellegrinaggio sotto forma di dovere civile e di condivisione collettiva. Ma la memoria con il tempo diventa difettosa e si deforma inesorabilmente. Le lotte attuate, le speranze sentite, l’incontro con le generazioni passate con i significati e i valori strutturati, vissuti, rischiano di perdersi.

Festa della Liberazione, di rinnovo, di rigenerazione, di metamorfosi verso l’unità. Una festa non solo del ricordo, non per il passato ma “evolutiva”, in grado di rinnovarsi verso nuove forme di lotte e di speranze. Un rinnovamento delle responsabilità, della partecipazione, dell’essere Partigiani. Eppure questo 25 Aprile si presenta senza pace, con le rappresentanze dello Stato ambivalenti, con la Costituzione stralciata nei significati, con governi di destra che fanno fatica a rinunciare a residui identitari. Restare fascisti per sentirsi sé stessi e gridarlo senza ritegno per distrarre dalle oggettive difficoltà del governare. Eppure e fortunatamente, la gran parte degli Italiani si dichiarano antifascisti. Ma non basta dichiararsi. Occorre esserlo realmente abbracciando nei fatti, nelle modalità, nelle scelte, nelle pratiche di politiche democratiche i doveri: di riconoscimento, rispetto e accoglienza, tenendo fermi valori di uguaglianza e di pace nutrendoli giornalmente con un impegno laborioso e costante da cittadini liberi. Non basta il giorno di festa, un giorno simbolico. Occorre uscire dalle ambivalenze, dalle contraddizioni, non si può dichiararsi liberi, democratici, antifascisti e votare scegliendo altro.

Per questo, per questa contraddizione tetra che si va diffondendo in tutta Europa, per l’indebolimento della memoria collettiva e per una naturale perdita di testimoni che occorre “partecipare alla Liberazione” giornalmente.

Pier Paolo Pasolini nel 1975 ricordava che un paese senza memoria è un paese senza storia. Questo è il problema attuale. Come rendere ferma e costante la trasmissione di ciò che ha portato alla lotta di Liberazione. Quali gesta, quale credo, quali sacrifici, quali speranze, quali vissuti. I fiumi di inchiostro, le sagre paesane, i momenti di raccoglimento,  le tradizioni culinarie, gli stendardi, le sfilate, i discorsi, le rappresentazioni non possono farcela se restano relegate a un giorno pur se simbolico, cantato, festeggiato.

Su cosa si può contare per rinnovare tracce, sentimenti, ricordi e significati? Cosa si deve fare per rendere momenti e vissuti storici indelebili? Cosa si deve fare affinché le testimonianze diventino regole di vita, di scelte, di convivenza? Cosa possiamo fare dopo la festa rientrando nei potenti meccanismi del mutamento sociale? Le istituzioni culturali innanzitutto. Tra esse la Scuola. Non quella del PNRR o dell’informatizzazione, o quella della selezione, o quella del disimpegno, o quella della burocrazia. La scuola borghese del merito. Quel tipo di scuola impallidisce, si smarrisce dinanzi a simili dimensioni. Quella dei maestri di strada, delle periferie, dello Zen, di Scampia, di Centocelle, San Donato testimoniano ancora la forza degli ideali e i doveri delle istituzioni culturali nel far nascere un valore, una memoria e una cittadinanza. Poi i posti di lavoro, quelli che rimangono, che lottano per restare che testimoniano l’impegno, la ricerca di riconoscimento, di uguaglianza, di posticipazione della soddisfazione del bisogno, del sacrificio, della conquista. E ancora le assise comunali dove si testimonia, si pratica la democrazia, si costruisce la comunità, si vivificano le rappresentanze. E poi la cultura, l’arte, la creatività individuale: il bene comune. 

E infine la comunicazione, nelle sue forme nobili e la conoscenza: l’unica che potrà aiutarci a portare la “Liberazione” dentro di noi. In questo mare di metafore, simbolismi, concettualizzazioni il nostro suggerimento diventa una goccia d’acqua ma speriamo significativa.

Da “Libri & Visioni”, per il 25 Aprile 2023, una lunga carrellata di suggerimenti per una ricorrenza straordinaria.  Per una narrazione di approfondimento a tappe o seguendo scelte personali proponiamo: Da Storia d’Italia in 15 film, di Alberto Crespi, edito laterza, commenti a film scelti da leggere e poi da guardare su Rai Storia, su Netfilix e SKY Cinema 1. Quattro opere in grado di rappresentarci i periodi storici di riferimento:

Il fascismo: Amarcord di Federico Fellini; l’8 settembre 1943: Tutti a casa di Luigi Comencini; La Resistenza:  Se sei vivo spara di Giulio Questi; il dopoguerra:  C’eravamo tanti amati di Ettore Scola. 

Un classico:  Bella Ciao – Per la Libertà, di Giulia Giapponesi. Un doc-film evento che tornerà in sala il 25 Aprile distribuito da Wonder Pictures e Unipol B. Collection.

Da leggere:

L’Italia nel Novecento, di Miguel Gotor, edito Einaudi.

Un tempo senza storia, di Adriano Prosperi, edito Einaudi

Di Massimo Recalcati, Il gesto di Caino, edizione Einaudi 

Di Luciano Violante, Lettera ai giovani sulla Costituzione, edito Piemme.

Tra i più recenti:

Di Benedetta Tobagi, La resistenza delle donne, edito Einaudi.

Di Luca Fratangelo, Guida ai musei e ai luoghi della Resistenza, ed All Around.

Per i giovanissimi:

Per essere informati sulle iniziative:  www.anpi.it

Con “Libri & Visioni” festeggiamo pensando, ma festeggiamo.  Senza paura !

 

One thought on “LE MILLE E UNA LIBERTA’

  • Se ci potessimo liberare dalle solite esaltazioni e fatti ormai passati e da digerire ancora, forse potremmo celebrare la possibilità di affrontare il presente e conservare questa fantastica natura e cultura per le prossime generazioni, senza mafiette e le solite retoriche ormai noiose e non funzionanti.

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