IL SINDACO DI PIERO SCELGA SE SULMONA VAL PIÙ DI PARIGI

di Luigi Liberatore – Avevamo immaginato che il dilemma fosse stato risolto: cioè, che il
metanodotto Foligno-Sulmona, con annessa struttura di compressione,
fosse arrivato al termine della celebrazione: “Ite, missa est”. Macchè. Il
sindaco Di Piero ha fatto sapere, ovviamente alla stampa, alla quale
credere per quanto bugiarda possa essere, che a breve convocherà un
consiglio comunale sul problema del metanodotto. Questa iniziativa fa
seguito al comunicato del Governo il quale ha annunciato di aver
firmato gli atti esecutivi relativi alla costruzione dell’opera. Tutto
possiamo dire del sindaco di Sulmona, meno che non sia informato e
soprattutto che non sia persona di cultura. Faccio a meno di citare anche
il buon senso, perché capisco che il termine, tra le mani di un politico-
amministratore, ha la funzione di un elastico: tipo yo-yo (per chi lo
ricordi). Bene, come estremo tentativo, perché unico rimasto,
Gianfranco Di Piero ha scelto la strada della demagogia residuale,
citando l’accordo di Parigi che in tema ambientale prevede la
dismissione delle fonti fossili, per opporsi alla realizzazione della
struttura. Preannuncia un consiglio comunale ad hoc, chiamando a
raccolta cittadini e associazioni a difesa delle aspirazioni ambientali del
Comune di Sulmona: Ha parlato anche di altre mosse per dire no al
metanodotto, sicchè ho pensato pure alla costruzione di una linea
Maginot a Case Pente, visto che ha citato Parigi. Ditemi pure che non
sono un patriota, ma in questo momento Sulmona ha bisogno di ben
altro che essere indirizzata verso sogni parigini: ha le buche per le
strade, ha un centro storico di notte impercorribile se non presidiato
dalle forze dell’ordine, ha le scuole in subaffitto perché gli istituti
cadono a pezzi, e tanti altri problemi. Vi pare che il consiglio comunale
debba essere convocato per una battaglia persa già tanto tempo fa?
Sindaco, faccia uso del buon senso e non di demagogia a costo zero.
Intanto, nonostante l’accordo di Parigi, l’uso dei fossili in Italia per la
produzione di energia è aumentato, in questi pochi mesi, del sessanta
per cento, per cui la sua è una battaglia di retroguardia. Poi, se ha
ancora tanto impeto politico lo impieghi per la cura della sua città:
Sulmona ha fascino da vendere, se ben tenuta. Altro che Parigi.

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