SINDACATI E MOVIMENTI CHIEDONO INTERVENTI SU CARENZE DI PERSONALE E DETENUTI IN DISAGIO MENTALE

“L’amministrazione penitenziaria deve intervenire e ancor prima di essa il ministro Alfonso Bonafede che ha in mano la responsabilità politica della gestione carceraria”. A chiedere l’intervento del ministro di Giustizia è Mauro Nardella, responsabile della Camera sindacale territoriale Gran Sasso-Adriatico, dopo l’aggressione avvenuta questa mattina nel carcere di Sulmona, ai danni di un agente di polizia penitenziaria. “Gli ospedali psichiatrici giudiziari sono stati chiusi troppo frettolosamente e senza alternative valide.
Anche su questo si dovrà parecchio dibattere – sottolinea Nardella – ieri ci si augurava che non ci scappasse il morto prima di arrivare a vedere validi interventi da parte dell’amministrazione penitenziaria e del ministero della Giustizia. Oggi ci siamo andati molto vicini”. L’esponente sindacale conclude che le carenze di personale e l’accorpamento del Provveditorato penitenziario di Pescara con quello di Roma non facilitano il compito della polizia penitenziaria. Le gravi carenze di personale nell’istituto sulmonese vengono denunciate anche dal movimento civico Italica che esprime solidarietà con l’agente aggredito ed i suoi colleghi, che ogni giorno operano nel carcere sulmonese. Italica ricorda che in base ai dati del 2017 nel carcere di Sulmona sono solo 256 i poliziotti assegnati e la forza reale si riduce a 252 unità operative: 22 ispettori, 16 sovrintendenti e 214 agenti ed assistenti. Sono però sottoposti a detenzione 500 persone e di queste 200 sono detenuti ospitati nel padiglione verde, quello ad Alta sicurezza (As1 e As3), altri 300 posti letto sono occupati nel padiglione blu (As3). Inoltre ci sono 25 collaboratori di giustizia di prima fascia e nella struttura vivono ben 167 ergastolani. Un sovraccarico di lavoro per i 252 poliziotti se si pensa che sono anche impegnati in circa 1500 traduzioni l’anno, garantendo ai detenuti 961 tra visite mediche e ricoveri che impegnano ulteriormente i pochi poliziotti assegnati alla struttura carceraria. “Le organizzazioni sindacali denunciano che il vero problema è la chiusura dell’ospedale psichiatrico giudiziario che prendeva in carico particolari detenuti – sottolinea Alberto Di Giandomenico, portavoce del movimento – domando, perché non si applica la legge per garantire un’alternativa sicura per questi soggetti bisognosi di cure. Senza contare il sistema di vigilanza dinamica, a mio parere da rivedere per particolari detenuti che non sanno proprio autogestioni” . “Inoltre nel carcere peligno è in corso l’ampliamento della struttura che porterà in zona altri 200 detenuti ed è indispensabile, sin da ora, che l’amministrazione penitenziaria e il governo garantiscano per Sulmona, da subito, sicurezza e nuovi agenti di polizia penitenziaria. Alla luce di tutto questo, il movimento d’identità e territorio sarà al fianco degli agenti feriti e dalla parte del corpo di polizia penitenziaria nella quotidiana battaglia a difesa dei diritti di uomini e donne costretti a lavorare in condizioni che non consentono un corretto e sereno svolgimento dei compiti istituzionali loro affidati” conclude Di Giandomenico.