PURE IL GESÙ DI RIVISONDOLI VA IN CRISI PERCHÈ L’ASINELLO SCAPPA DALLA CAPANNA

di Luigi Liberatore – Tempi duri. Non si salva più nessuno da questa specie di tempesta universale che sa di ribellione totale e onnicomprensiva. Non si salvano gli uomini; pure gli animali scalciano non si sa se per reazione contro il proprio regno, oppure contro gli uomini stessi. Cioè i loro padroni. Per carattere, ho sempre preso dagli avvenimenti, anche da quelli cruenti e meno indicati, il lato che offrisse riflessioni distensive e non apocalittiche ma non per smaccata superficialità, o di assenza diprofondità intellettuale, se mi consentite questo passaggio impegnativo. Io, giornalisticamente, meglio da osservatore, appartengo a quella categoria dei pessimisti che notano qualcosa di allegro in ogni fatto. Volete un esempio? Bene. Il 5 gennaio si è svolto per la settantatreesima volta, nella stessa piana denominata “Piè Lucente” che fa da stupendo piedistallo a Rivisondoli, il presepe vivente.

L’Asinello fuggito mentre viene riportato all’interno della capanna del presepe vivente

Una rappresentazione sacra che ha valicato negli anni i confini della notorietà nazionale, tanto è vero che in una edizione degli anni novanta ad impersonare Maria fu una ragazza palestinese, nell’ambito di un gemellaggio favorito dagli storici organizzatori della manifestazione abruzzese. E’ stata sempre la neve a delineare paesaggi, personaggi e scenari della Natività a Rivisondoli, spesso tra bufere capaci di evocare sensazioni davvero bibliche. Da alcuni anni la neve ha smesso di offrire la propria “copertura”, sicchè la manifestazione è fatalmente rifluita in un ambito invernale da landa desolata, pur mantenendo la sua dignità scenografica come inno di genuina spiritualità. In questa edizione, tuttavia, è accaduto ciò che nessuno potesse mai immaginare: l’asinello, che col bue faceva da scorta al bambinello, è scappato via dalla capanna e c’è voluto del bello e del brutto per riportalo a “destinazione”. La sacra rappresentazione è terminata, poi, con la solita chiusura tra applausi e richiami alla pace e alla fratellanza tra la gente. Sapete che ho pensato? Che i tempi, duri per gli uomini sotto ogni cielo, non siano agevoli nemmeno più per Nostro Signore se pure un asinello scalcia e si ribella a quella funzione nemmeno tanto gravosa. A meno che quell’asino abbia degli antenati in Palestina. Allora sì che si potrebbe spiegare tutto….

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