PAGONE, MEMORIE DEL SOTTOSUOLO!

di Luigi Liberatore – So che sono pochi a seguirmi, e che i miei detrattori siano molti di più. Tuttavia ho ragione di scrivere più per i primi che per gli altri, i quali, ultimi, sono pronti a fucilarmi per le esperienze personali che sviluppo nelle mie riflessioni, mica per quello che dico dopo. Qualche brioso, ancorchè giovane, lettore si chiede perfino chi io sia per analizzare i fatti della città di Sulmona perché non mi conosce e mi invita a pubblicare la carta di identità quasi fossimo tornati ai tempi della Stasi nella DDR. Gli dico che ho conosciuto l’architetto Gaetano Pagone quando ero redattore del TEMPO di Sulmona, nel secolo precedente, in cui la città sviluppava energie crescenti sotto la guida di politici ardimentosi, seppur prepotenti ma capaci, e si affermava come una della città più brillanti d’Abruzzo. Gaetano Pagone, giovane architetto, faceva allora la sue esperienze sempre dai banchi della opposizione da cui, mi sembra, non si sia mai staccato. La sua lettera indirizzata al sindaco dimissionario di Sulmona, Gianfranco Di Piero, gronda ancora di quella intellettualità ingenua che lo sosteneva più di alcuni lustri fa contro il socialista Bruno Di Masci, ora più malinconica di allora. Dice nella sua missiva indirizzata a Gianfranco Di Piero che deve presentarsi in consiglio comunale, almeno questo mi sembra di aver capito, con una Giunta fatta di esperti, intellettuali o imprenditori di cui Sulmona è piena. Ho sempre avuto riguardi e rispetto, in gioventù, per Gaetano Pagone, non foss’altro per la sua caratteristica di uomo dolce e paziente, fornito di indubbie qualità culturali ma lontane e inadeguate alla politica. Ancora oggi dimostra di essere infantile e riluttante, come quel personaggio di Dostoevskji dal libro Memorie del sottosuolo che ha dei ricordi che direbbe solo agli amici: scarabocchi appassionati e contraddittori. Uomo di destra, non di quella destra che usa di nuovo il manganello, pensa che Sulmona possa essere amministrata da avvocati, architetti, ingegneri, ex magistrati o intellettuali, e che il sindaco possa presentarsi in Consiglio con cinque o più nomi estratti da quelle categorie. No, caro Pagone, governa chi è stato eletto dal popolo, e se non è capace di adempiere a questo semplice mandato di garanzia ad personam, deve abbandonare. Nulla contro di te, nulla con contro il sindaco di Sulmona. Se le cose procedono così, meglio che la decisione torni al popolo sovrano. E non è una battuta! 

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