DON LORENZO MILANI, RIPENSARE LA SCUOLA

di Massimo di Paolo – Chi è stato uomo di Scuola, inevitabilmente, continua a portarne dentro il senso e la dimensione collettiva, insieme alle distorsioni, le malefatte, le incongruenze e gli egoismi di chi ci opera. E allora ancora di più diventa un dovere, un obbligo tornare a occuparsi di una Scuola ormai sconosciuta, di quella Scuola che si prende cura dei deboli, degli sconfitti e con essa, di quella grandiosa ed eroica personalità rappresentata da Don Lorenzo Milani.

A cento anni dalla nascita, è doveroso fermarsi per testimoniare e per ricordare il valore e l’eccezionale attualità di quella “Scuola di Barbiana” su cui occorre tornare a studiare a fare osservazioni, a rintracciarne i valori, gli scopi e perfino il mestiere.

Un lascito e una visionaria lezione, quella di Don Lorenzo, ancora oggi attuale, dirompente per le coscienze di chi usa aggiungere il termine “merito” e per chi fa cadere fiumi di denaro su una istituzione che opera nel disorientamento, con la perdita di scopi, con fratture profonde verso i principi di uguaglianza e di pari opportunità.

A cento anni dalla nascita di Don Lorenzo Milani per rileggere -Lettera a una professoressa del lontano 1967 – con la speranza di tornare a riflettere sulle mancanze e a mettere in crisi, piaccia o no, il sistema dei Licei. Se poi da questa ricorrenza potesse rinascere un movimento studentesco maturo, vivo per nuove forme di lotte di classe, allora significherebbe che la “speranza”,nelle menti dei giovani moderni, non è ancora morta. Percentuali di suicidio giovanile in netta crescita, abbandoni scolastici tra i più alti in Europa, frequenti disagi mentali, malessere ambientale e di adattamento, disturbi somatici e dell’immagine corporea. Una sintesi cruda ma vera. Gli interventi vanno verso la medicalizzazione della scuola fatta da specialisti della medicina sociale e da figure di “tutor” per anestetizzare con il consiglio e l’affiancamento. Tutto a fronte di: i migliori vanno avanti. Il “merito” come riferimento. Riferimento indefinibile, oscuro, classista, soggettivo, deresponsabilizzante.

Don Lorenzo Milani scriveva, in una dimensione di “veggenza” – Non c’è ingiustizia più grande che fare parti uguali tra disuguali –

Altri tempi diranno le banalizzazioni dei semplici, ma mai come oggi è doveroso contrapporre la formazione dei “vinti” a quella dei fortunati. Il 30 per cento della popolazione scolastica vive in condizioni di povertà culturale assoluta, la regressione economica subita dal 2008 a oggi è poco rappresentata, i cambiamenti delle strutture sociali e l’impoverimento del welfare rendono, l’insegnamento del grande sacerdote, una guida per una rigenerazione della Scuola non asservita e centrata sugli apprendimenti e sulle uguaglianze.  Partire da questo centenario per una riflessione e una rivisitazione dei modelli scolastici da parte dei cattolici, della  sinistra residuale ma anche di una destra popolare e pragmatica. Il tempo scuola, la relazione, il metodo, il lavoro, il collettivo. “Se il padrone conosce 1000 parole e tu ne conosci solo 100 sei destinato ad essere sempre servo”. Il valore. L’abolizione delle scuole di “secondo valore” concentrati di povertà e di svantaggi rispetto alle scuole di serie A. Questa era stata la forza e la componente evolutiva del progetto di Don Lorenzo Milani. Giustizia sociale e possibilità di riscatto i capisaldi di una Scuola moderna, oggi come allora. Il resto chiacchiere e fumo negli occhi.

Il 27 maggio inizierà a Barbiana, alla presenza del Presidente della Repubblica, l’anno destinato a celebrare Don Lorenzo Milani. Uomo difficile per i suoi tempi. Nato signore, divergente per idee e carattere diventa sacerdote e soffre per la Chiesa e a causa della Chiesa. Riconosciuto da intellettuali come Erich Fromm e Pier Paolo Pasolini. Esiliato sulle colline toscane crea una delle testimonianze più potenti e attuali di – cittadinanza sovrana – attraverso la Scuola e lo studio aprendo ai ragazzi più svantaggiati la possibilità del riscatto e della crescita. Papa Bergoglio nel 2017 ha sanato le ferite del passato e oggi tocca alla Scuola pubblica, quella del merito, soffermarsi sugli aspetti più importanti dell’eredità di Don Lorenzo. L’insegnamento fatto di metodo e consapevolezza. L’uguaglianza tra allievi e famiglie. La persona al centro della relazione. Il lavoro scolastico come atto d’amore.

Lo “svantaggio” come metro della qualità dell’insegnamento.

One thought on “DON LORENZO MILANI, RIPENSARE LA SCUOLA

  • Giustizia sociale non esistente
    Giustizia in tribunale ridicola e non funzionante
    Religione e politica ormai futili
    Istituzioni fasulle o fallite
    Bisognerebbe tutti tornare a scuola e provare a disimparare questa realtà.

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