EZIO STATI, L’ULTIMO DEI MOHICANI OBBLIGA AL MEA CULPA LA MAGISTRATURA

di luigi liberatore – Le tasche le aveva vuote. Forse anche bucate. Di borsoni pieni di banconote, come quelli che si usano adesso, nemmeno l’ombra. Ma era democristiano, uno degli ultimi del grande esercito, sicchè doveva morire. No, per carità, solo soccombere. Doveva smettere di predicare il vangelo secondo Dc, di fare politica cioè. Così fu. E smise di essere una delle menti più acute e sveglie dell’Abruzzo perché investigatori e operatori di giustizia ebbero sentore che fosse il dominus di un progetto criminoso (procurare appalti), per il quale pagò pure la figlia, assessore regionale d’Abruzzo alla Protezione civile, che fu costretta a dimettersi. Accadeva dodici anni fa. Ezio Stati finì in manette ed uscì di prigione. Non smise mai di affermare la propria estraneità ai fatti contestati, come quella dei suoi familiari, e oggi, oltre un decennio dopo, la magistratura dice che Ezio Stati e sua figlia sono innocenti, con una sentenza tardiva e insufficiente, incapace cioè di cancellare, e nemmeno di attenuare, il clamore che l’onta dell’accusa (generica e immateriale) generò dodici anni fa. Ci vorrebbero pagine intere per spiegare ai lettori che fosse tutto fumo, mentre a me interessa far capire a coloro che ancora si addentrano in questa lettura della vicenda, come si dovessero ancora estirpare dal tessuto politico le ultime radici della democrazia cristiana, portando a compimento un teorema giudiziario. Ezio Stati era una corollario. Non voglio continuare sennò rischio io, per Stati, dodici anni dopo, per cui mi va di dire che l’animus democristiano ha resistito alla pianificazione giudiziaria. Sto commettendo reato dicendo pianificazione? Vabbè, semmai dovessero mettermi sotto inchiesta mi farò difendere dai legali di Ezio Stati!