CORONAVIRUS, ANNULLATO IL RITO DEI SERPARI A COCULLO
“Il Primo Maggio 2020 sarà una data che tutti ricorderemo per la mancata festa a San Domenico, che verrà vissuta nella sua essenzialità senza l’atmosfera che ne caratterizza e connota l’unicità e la bellezza, una data che dobbiamo pensare possa rappresentare un nuovo inizio per ciascuno di noi con l’auspicio di poter ricominciare, più forti di prima, a vivere sotto lo sguardo benevolo del nostro Protettore”. Con una lettera aperta il parroco don Daniele Formisani, il sindaco di Cocullo, Sandro Chiocchio e il presidente della Pro Loco, Mario Dante Marchione, annunciano che quest’anno anche il tradizionale Rito dei Serpari, in onore di San Domenico abate, non si svolgerà a causa dell’emergenza coronavirus. Unica nel suo genere e rinomata in tutto il mondo, oggetto di studi dei più importanti sociologi e antropologi, dopo centinaia di anni, la Festa dei Serpari non sarà celebrata. “Primo Maggio, per i cocullesi e per tutti i devoti a San Domenico Abate, è una data importante. A Cocullo, da centinaia di anni in questo giorno, festeggiamo il nostro Santo, mirabile per la sua fedeltà al Signore che gli ha meritato prodigi a favore del popolo. In tanti ricorrono qui per pregare avanti all’immagine del Santo e invocare protezione per qualunque necessità ma soprattutto “dal morso di animali velenosi”. Per questo ogni anno rinnoviamo il rito “dei serpari” che porta nel nostro piccolo centro migliaia di fedeli e devoti, molti dei quali ormai sono parte integrante della comunità” ricordano don Daniele, il sindaco Chiocchio e il presidente Marchione. “Abbiamo celebrato da poco una Pasqua insolita a causa della pandemia da coronavirus, insolita per quanto riguarda la tradizione, i riti esteriori, ma allo stesso tempo è stata vissuta nella sua essenzialità, con le celebrazioni liturgiche all’interno delle Chiese senza il popolo, ma seguite con devozione dall’interno delle abitazioni – proseguono – E’ un tempo difficile quello che sta attraversando il mondo, papa Francesco nella riflessione del 27 marzo scorso ebbe a dire: “Da settimane sembra che sia scesa la sera. Fitte tenebre si sono addensate sulle nostre piazze, strade e città; si sono impadronite delle nostre vite riempiendo tutto di un silenzio assordante e di un vuoto desolante, che paralizza ogni cosa al suo passaggio: si sente nell’aria, si avverte nei gesti, lo dicono gli sguardi. Ci siamo trovati impauriti e smarriti. Come i discepoli siamo stati presi alla sprovvista da una tempesta inaspettata e furiosa. Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda.” “Tutti in questo momento siamo accomunati da un unico scopo, quello di poter uscire il prima possibile da questa emergenza né vincitori né vinti, ma consapevoli di essere uomini e donne che non si arrendono e hanno nel cuore quella grinta capace di infondere la forza per “risorgere” e dare inizio a un cammino diverso. Un cammino fatto di collaborazione, solidarietà, di speranza, un percorso che non si lascia ostacolare da discordie, liti e gelosie, ma per cui tutti insieme sentirci popolo che sa donare vita ad ogni cosa seguendo gli insegnamenti e l’esempio del nostro Patrono” spiegano. “Saremo sfortunatamente i primi a raccontare di quella volta che, a causa di una maledetta epidemia, San Domenico non potè essere accolto sul sagrato della chiesa dai serpari e da una moltitudine di devoti in festa, accompagnato per le vie del paese dai canti struggenti delle compagnie e dalle musiche tradizionali che rappresentano la colonna sonora di quello che per noi cocullesi è, e sarà sempre, il giorno più bello dell’anno”.