TEMPIO DI ERCOLE CURINO, INGRESSO LIBERO AI VANDALI E AL DEGRADO

“Un sito archeologico che dovrebbe avere più risonanza di quella che ha, per l’importanza dei resti e per lo
stupendo contesto naturalistico in cui si trova: l’ingresso è libero e completamente senza controllo, via
libera ai vandali insomma, le erbacce che coprono i resti romani di questo tempio e sono pochi ed isolati i
cartelli informativi. Classico spreco all’italiana, che peccato. La vista è straordinaria, ulteriore coltellata per
chi, come me, apprezza l’arte e il nostro patrimonio”. Questa è solo una delle tante recensioni sul Tempio di
Ercole Curino lasciate sul noto sito di viaggi Tripadvisor. Il santuario italico situato sul monte Morrone, poco
più in basso dell’Eremo di Sant’Onofrio, risale al IV sec a.C. ed è dedicato ad Ercole Curino, protettore delle
acque limpide e dei mercanti. Il tempio era costituito da due terrazze, quella inferiore che ospitava
quattordici ambienti i quali presentano oggi tracce di volte a botte, denominati poteche, e quella superiore
chiusa su tre lati da un colonnato, di cui ancora adesso sono visibili i resti, e la scalinata monumentale che
conduceva all’altare ed al sacello. Nel II secolo a.C. il sito venne seppellito da una frana, e ben presto si
perse il ricordo del santuario. Nel 1957 iniziarono gli scavi archeologici con la convinzione di riportare alla
luce la villa di Ovidio ma subito il direttore dei lavori Valerio Cianfarani capì che in realtà si trattava di un
imponente tempio dedicato al culto di Ercole. La frana conservò in perfetto stato ciò che si trovava nel
sacello, a partire dalle statue dedicate ad Ercole, fino agli stucchi delle pareti ed al mosaico policromo che
raffigura temi decorativi e simbolici diffusi in età ellenistica. Il Tempio, che nel 1957 era stato reputato come
uno dei luoghi di culto dedicati ad Ercole Curino più importanti dell’epoca romana, oggi è in pessime e
preoccupanti condizioni. Sono tanti i problemi che tempestano l’area dalla cartellonistica mancante che
rende difficile, soprattutto ai turisti, oltre l’individuazione della zona riuscire anche a capire cosa si sta
osservando ed i pochi cartelli che ci sono o sono vecchi ed illeggibili o sono rotti. La vegetazione spontanea,
poi, ha ormai ricoperto gran parte dei ruderi romani dando agli scavi un senso di reale abbandono e di
incuria e c’è inoltre il rischio che, a causa della totale mancanza di manutenzione, l’erba possa insinuarsi tra
le tessere del mosaico ancora in perfetto stato. Il sito archeologico poi è sempre aperto senza però nessuno
che lo custodisca, dando a chiunque libero accesso all’area. Questo è proprio il punto più preoccupante
poiché sono evidenti in tutta l’area i segni di atti vandalici contro un patrimonio artistico che invece
andrebbe preservato gelosamente. Le palizzate in legno sono state divelte ed alcuni cestini rotti lasciando
così che i rifiuti contenuti venissero sparpagliati a terra, i fari che facevano luce al tempio sono stati distrutti
a colpi di pietre ed ovunque, a terra, si trovano bottiglie di vetro, concludendo poi con una panchina divelta
e scaraventata dal terrazzo superiore su uno dei ruderi romani sottostanti. Molto più gravi sono i segni
lasciati dal lancio di alcune pietre sul muro e sul vetro, ormai rotto, di protezione del mosaico decorativo.
Questi atti vandalici danno un quadro preoccupante della situazione in cui versa il Tempio e sottolinea la
totale mancanza, da parte di alcuni, di voler preservare un patrimonio che in pochi possono vantarsi di
avere. I problemi però non sono causati solo dall’inciviltà ma anche da parte di chi non si occupa di
custodire il santuario nel modo adeguato, e di valorizzarlo come dovrebbe attraverso interventi mirati che
rendano l’area un luogo protetto in cui vengono conservate le nostre radici. Nonostante queste
innumerevoli criticità, le recensioni su Tripadvisor svelano il punto di vista dei turisti che continuano a
visitare ed apprezzare il Tempio di Ercole Curino ed il panorama che si può ammirare a cui si aggiunge però
sempre un disagio. “Offre un suggestivo panorama sulla Valle Peligna. L’area ha un potenziale valore
migliore dell’attuale; la cura e qualche descrizione già lo renderebbe meno abbandonato. Merita la visita
per il bel mosaico e i terrazzamenti” commenta un turista pugliese, “Il complesso di per sé è imponente, è di
rilievo la parte protetta dove si mantiene quasi intatto un meraviglioso mosaico sulla pavimentazione.
L’accesso è libero e gratuito ma purtroppo non presidiato, cosi che le pareti che custodiscono il mosaico e lo
stesso vetro di protezione sono state vittime dell’azione di vandali che hanno cercato di sfondarli,
certamente non per vedere più da vicino lo scavo.” scrive un visitatore proveniente da Città Sant’Angelo ed
ancora “Il sito era ampiamente disseminato, in particolare, di mozziconi di sigaretta; presumo che lo
puliscano di tanto in tanto.” recensisce un turista australiano proveniente da Canberra. Appare quindi chiara
la necessità di valorizzare quest’area, unica nel suo genere per il valore archeologico, artistico, storico e
naturalistico e che presenta enormi potenzialità dal punto di vista turistico. Sulmona, città d’arte, non può
permettersi di abbandonare e lasciare al proprio destino questo tesoro nascosto, incastonato nel Morrone.
Lorenzo Marsicola