CGIL, CISL, UIL E NURSIND: PERMANENZA DEL PUNTO NASCITA E’ STRATEGICA

“I sindacati Cgil, Cisl, Uil e Nursind, non da oggi, ma da sempre, ritengono strategica e fondamentale la permanenza del Punto Nascita nel territorio della Valle Peligna per tutte le motivazioni che da anni vengono ribadite”. Lo affermano le quattro organizzazioni sindacali dopo le esternazioni dell’assessore regionale Silvio Paolucci.  “Il punto nascita di Sulmona è prima di tutto una questione di civiltà. Sguarnire un territorio così vasto di un presidio fondamentale sarebbe una scelta scellerata. Si sostiene che la Regione ha deliberato “in base ai pareri clinici degli operatori”, ovvero sul criterio secondo cui, sotto i 500 parti l’anno, un punto nascita va chiuso – proseguono i sindacati – ma il ruolo della politica deve anche contemplare capacità da verificare di analisi e responsabilità riguardo alle motivazioni che hanno portato il punto nascita di Sulmona a non raggiungere la soglia dei 500 parti annui. Analisi che, se fosse stata effettuata, avrebbe facilmente palesato le cause della diminuzione dei parti, ovvero mancati investimenti sia in termini di tecnologie, sia in termini di risorse umane da almeno dieci anni a questa parte”. I sindacati ricordano che “solo nell’anno 2016 il reparto è stato trasferito nell’ala più sicura dell’Ospedale restituendo così maggiore fiducia alle mamme in termini di sicurezza logistica”.  Secondo le organizzazioni sindacali “non si comprende poi perché, se la questione sicurezza è legata al numero dei parti che ogni professionista in equipe assiste in una determinata struttura, perché , all’interno della Asl, non si individua nel Punto nascita di Sulmona la struttura cardine dell’attività aziendale con permanemza a Sulmona delle migliori professionalità aziendali? In poche parole non si comprende perchè debbano essere le mamme a recarsi in centri lontani dalle proprie abitazioni e non possa essere il servizio ad avvicinarsi a chi ne ha bisogno essendo il diritto alla salute inalienabile e di prossimità. La quantità delle prestazioni erogate in sanità è direttamente proporzionale alla qualità delle prestazioni stesse, ed è per questo che la qualità va ricercata, ma non da parte dell’utente, bensì da parte della Regione e quindi della ASL che hanno l’obbligo costituzionale di dover assicurare il diritto alla salute ad ogni cittadino senza dimenticare il contesto sociale, territoriale ed orografico in cui si vive”.