PUNTO NASCITA, SIT IN A PESCARA. AL CPNR COMITATO CONSEGNERA’ DOCUMENTO

Focus azionato dal comitato contro la chiusura della Maternità sulle “lacune” del progetto di riorganizzazione dei punti nascita dell’area peligno-sangrina” redatto dal manager della Asl 1.  Intanto pronti per la spedizione a Pescara domani, martedi 21 aprile, sono già 35 le adesioni: saranno messi a disposizione  autobus gratuiti che partiranno da piazza Capograssi alle 13 per partecipare alla manifestazione che si svolgerà alle 15 in via Conte Ruvo 74, davanti la sede della direzione regionale della salute e welfare, in cui si riunirà la Commissione preposta alla riorganizzazione dei punti nascita dell’Abruzzo. Summit a cui il comitato aveva richiesto ufficialmente di poter prendere parte al fine di illustrare un documento che spiegasse le ragioni per cui il reparto di ginecologia e ostetricia dell’ospedale peligno non deve essere soppresso. Risposta negativa arrivata proprio pochi minuti fa ai richiedenti, con la motivazione che si tratta di una riunione prettamente tecnica, a porte chiuse, dunque. Il comitato potrà consegnare solamente il documento che si apprestano a completare.  “Abbiamo aperto adesso la fase di analisi dei documenti che sono a monte della chiusura del punto nascita. Non è un ‘accettazione della sconfitta, ma stiamo valutando qual è il ruolo del manager che ha il compito di fare dei protocolli. Abbiamo riscontrato che questo progetto di riorganizzazione presenta lacune”. Ha esordito così oggi pomeriggio in conferenza stampa Luigi La Civita, in aula consiliare insieme a Mariella Iommi, Daniele Del Monaco, Daniela Frittella e Gabriella Di Girolamo.  Secondo La Civita le “lacune” si riscontrano soprattutto per quanto riguarda il pronto soccorso, perchè “secondo questo protocollo, che prende spunto al modello ligure, il manager prevede che l’assistenza sia fatta, alle future mamme, attraverso un’ostetrica e un medico generico. Ma la norma di settore dice che debba esserci un ginecologo ventiquattro ore su ventiquattro. E’ questa una prima falla” continua La Civita “perchè si fanno queste scelte? la domanda la rivolgiamo al manager Silveri, facendogli arrivare il messaggio che il presidio sta ponendo attenzione sulla documentazione prodotta soprattutto negli ultimi periodi, per capire se gli investimenti aziendali sono andati nella direzione giusta”.  Secondo la Iommi, “si tratta di  uno dei dei vulnus che si evince dalla lettura delle linee guida stilate dalla Asl: il fatto che donna arrivi in pronto soccorso e non trovi un ginecologo e uno specialista che la possano accogliere, specie nei momenti in cui il parto è imminente, penso che sia una grave falla, come tutto il sistema studiato nei presidi in cui saranno cancellati i punti nascita. E’ un sistema farraginoso contrario alla sicurezza del parto e per la donna”. Un reparto, dunque, che sarebbe stato depotenziato lentamente negli anni. Ma ormai non è una novità, tanto che il nodo del problema risiede proprio nella mancanza di sicurezza, elemento necessario che ne avrebbe permesso la salvaguardia, come si era intuito anche nel discorso del Ministro.  Del Monaco, nel ribadire l’importanza di conoscere l’orientamento delle risorse stabilite nella griglia delle priorità, ha parlato, infine, delle proposte, come la “casa parto” per i casi a basso rischio da sistemare all’interno dell’ospedale stesso, un progetto che avrebbe conferito al reparto una marcia in più, permettendo di non entrare in contraddizione con la situazione. “Si è fatto riferimento alla riduzione dei tagli cesarei, ma dovendo trasferirsi la puerpera sarà comunque costretta a programmare il parto, contribuendo, dunque, all’aumento degli interventi cesarei”.