CHIUSURA PUNTO NASCITA, RIPARTE LA BATTAGLIA #VOGLIONASCEREASULMONA

Sembra si comincino a svegliare dal torpore anche i cittadini, oltre alla politica. Sempre senza tenere il passo, però. Si torna a protestare contro la chiusura della Maternità nell’ospedale di Sulmona, riprendendo dal punto in cui eravamo rimasti, quattro anni fa. Chissà che si riaccenda la voglia di lottare in questa città. Dilaga in queste ore sui social network  il grido “virtuale”  del centro Abruzzo “Voglio nascere a Sulmona”. Si riprende, in sostanza, uno slogan che fu creato in occasione di una manifestazione di protesta, datata 19 Marzo 2011, (foto) quando la questione cominciò a farsi avanti, a cui, però, parteciparono solamente gli addetti ai lavori (medici, infermieri, personale della Asl), i sindacalisti, studenti, qualche amministratore, onorevole e rappresentante delle istituzioni locali e gli organizzatori, che erano del Pd. Seguì, poi, qualche mese dopo, la creazione di un comitato “Punto nascita” con lo slogan “Io aspetto”, che manifestò insieme alla Cgil davanti l’ospedale sostenendo: “Le donne hanno diritto a partorire in questo territorio”. Era il 2011. In attesa oggi della marcia sulla Regione dei sindaci del territorio, intanto la battaglia virtuale affidata a Facebook contagia qualche consigliere comunale, come Roberta Salvati.

Dure critiche, invece, arrivano dal gruppo MeetUp – Amici di Beppe Grillo di Sulmona, che, come frecce, si infilano dentro le stanze di palazzo San Francesco, dove ieri sera, si erano riuniti i primi cittadini del comprensorio a porte chiuse (clicca).  “Si urlavano atti di coraggio e speranzosi” affermano in una nota le portavoci, Daniela Frittella e Gabriella Di Girolamo, “si attendeva la rivoluzione dei sindaci all’incontro convocato d’urgenza, e boicottato anche da molti di loro, il 18 febbraio, al quale anche noi cittadini avremmo voluto e dovuto partecipare, vista la delicatezza dell’argomento”. Convinti che “una mobilitazione di piazza, che va benissimo ma non basta a risolvere il problema”. Commentano la firma del decreto da parte del presidente D’Alfonso  “i cui proclami elettorali, suoi e dei suoi amici di liste, facevano un gran sparlare dell’importanza dell’entroterra, infatti ne stiamo vedendo i risultati”. Definendo la decisione “l’ennesimo schiaffo ad un territorio già ampiamente devastato dalla crisi economica e culturale. Ciò che appare agli occhi di noi cittadini è il profondo scollamento che c’è fra la politica e il territorio, con un sindaco in preda al panico, il quale annuncia e poi smentisce le sue dimissioni, “tradito” anch’egli dai suoi rappresentanti in Regione; vogliamo parlare poi delle incredibili smentite e poi rismentite da parte di colui che dovrebbe parlare a difesa del nostro territorio, come il consigliere regionale di maggioranza Andrea Gerosolimo? ” aggiungono i grillini sulmonesi “E le dimissioni di massa dei sindaci del comprensorio? Dove sono finiti questi barlumi di coraggio che ci avevano fatto ben sperare sulla possibilità di rendere incisiva una battaglia contro questa violazione del diritto alla salute? Evaporate, svanite dietro porte chiuse; una battaglia fatta in questo modo non può che essere un fuoco di paglia, altrimenti ci smentiscano e noi saremo pronti a dare il nostro appoggio e la nostra solidarietà ad azioni concertate con i cittadini. I cittadini, questi altri grandi assenti, ormai assuefatti a vedersi togliere persino la terra sulla quale camminano, come addormentati per poi accorgersi una volta svegli di essere stati privati dei servizi più essenziali. E’ appunto ai cittadini come noi che chiediamo di unirsi al coro di protesta contro decisioni scellerate che riporteranno al medioevo il nostro territorio, dove anche per partorire una donna sarà costretta a viaggi lunghi e decisamente scomodi. Nel 2015, una assurdità”.

Fa una riflessione sulla situazione, in cui si è andata ad infilare il territorio, Alberto Di Giandomenico, rappresentante di “Sovranità Sulmona  Valle Peligna”, definendolo  “Terra di conquista elettorale o terra di nessuno. Chiusura punto nascite , poi il tribunale, la caserma, le fabbriche , gli artigiani che pagano e i commercianti che chiudono, uno strano modo di aiutare la nostra gente è come se questa Valle non facesse parte di questa regione” afferma in una nota “Vorremmo ricordare , ai vari senatori, consiglieri e presidente di turno, che il diritto alla salute è salvaguardato dalla nostra costituzione , e prima ancora ,  è un diritto di vita per le esigenze minime e essenziali per tutte le famiglie che vivono in questo territorio”. Conclude con un appello alla Regione “per scongiurare la chiusura definitiva del punto nascita e non guardare più la Valle Peligna solo come un bacino di voti e passeggiate domenicali. Non si possono costruire nuovi ospedali e allo stesso tempo chiudere i reparti”.