PER I LIBRI UNA POLITICA INDUSTRIALE

di Massimo di Paolo – Tre donne le finaliste vincitrici del premio Campiello; l’ultimo da grande parterre. Il mondo della narrazione e dell’editoria si va sempre più caratterizzando da una produzione di libri che cresce in modo esponenziale anche se, parallelamente, il numero dei lettori è fermo e sembra non aumentare con valori significativi. L’Italia, tra le nazioni evolute, non si attesta nelle prime posizioni per la diffusione della lettura. Una bulimia di scrittori e di premi; dallo Strega al Campiello fino agli oscuri riconoscimenti da ritirare nei paeselli appeninici dove si arriva sempre secondi dietro le celebrità locali. Tutti vogliono aver scritto un libro prima di “andarsene”, tutti vogliono sedersi al bar di paese e assumere prossemiche da scrittori evoluti, tra citazioni, commenti ed enfasi stucchevoli dopo le 300 copie stampate in autoproduzione. Lo scrivere nutre l’ego rendendolo immortale, finchè ci siamo! Il mondo degli editori, osserva e partecipa al destino del libro con altre ottiche, tanto che l’Aie – Associazione italiana editori – nomina come presidente, Innocenzo Cipolletta economista e dirigente d’azienda già presidente delle Ferrovie dello Stato.

Una scelta per far capire ai poeti, ai narratori, ai saggisti e ai lettori romantici, che l’editoria è immersa nel mercato come i dentifrici, i biscotti, le scarpe, le mutande. Che la filiera del libro, fatta dagli autori, dagli editori, dalle librerie, dalle biblioteche, dai premi e dagli eventi, strutturano la politica industriale e commerciale della cultura, rischiando di diventare un ossimoro. Due belle letture per capirne le dinamiche ed i processi, per aspirare ad essere lettori consapevoli e un po’ meno disillusi, per poter scegliere senza diventare un “consumatore nella media”. Tra introiezione e prezzo di vendita, tra poetica e commercializzazione, tra storie e consumo indotto: Tutti i nostri Premi, a cura di Emiliano Ceresi, Giacomo Ferrara e Mattia Fiorillo della Racconti Edizioni.

Scritto e fatto da pluripremiati e da chi non si è mai avvicinato ad una giuria composta da inossidabili “fine carriera” e da venerati maestri locali. Autori che colgono l’occasione, con il libro, di togliersi ogni sassolino dalle scarpe o nugoli di risentimenti che spingono alla vendetta. Un festival del livore che ci aiuta ad entrare in una fiera dalle regole stringenti e sconosciuta ai più. Una fiera addobbata da luci e cotillon che il miglior marketing può scegliere per indorare il consumo e la spesa pro-capite di libri. Intanto il 5 ottobre verrà assegnato il Nobel per la letteratura 2023. E a proposito di Nobel; George Bernard Shaw lo rifiutò dicendo che i premi sono soltanto “ciambelle di salvataggio lanciate a qualcuno che ha già raggiunto la riva”.

Sulla stessa falsariga dei premi e nel tentativo di capire perché leggiamo: Sedotti dalle storie -usi e abusi della narrazione- di Peter Brooks, per la Carocci Editore.

Un ruolo nuovo e contraddittorio quello acquisito dalle narrazioni in questi ultimi anni. Diffuse, variegate, presenti in ogni campo della conoscenza, strumento di spiegazione ma anche di convincimento. La forza e la pervasività per ogni ambiente, dalla scuola alla politica, dai tribunali alla pubblicità. Narrare per esistere, narrare per raccontarsi. “La parola empatica” una forza che non può essere sconfitta.

One thought on “PER I LIBRI UNA POLITICA INDUSTRIALE

  • bella la rubrica ma le pubblicità stanno affossando reteabruzzo! senza rispetto e senza decoro. Peccato

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