DAI MUGNOLI DI PETTORANO ALLA RAPA DI GUARDIAGRELE: VERDURE INVERNALI DELLA MAIELLA

Dai mugnoli di Pettorano sul Gizio al broccolo riccio di Lama dei Peligni alla rapa di Guardiagrele, tante sono le varietĆ  di verdure invernali presenti nei paesi del Parco Nazionale della Maiella che per valorizzarne produzione e diffusione, attraverso il Centro di Conservazione della BiodiversitĆ  vegetale, sta portando avanti uno studio specifico sulle risorse genetiche della famiglia delle Brassicaceae, i “broccoletti”. Le attivitĆ  di ricerca sono state sviluppate in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Fisiche e Chimiche dell’UniversitĆ  dell’Aquila, grazie a un finanziamento del Gal “Abruzzo Italico – Alto Sangro srl”. Alla parte botanica e agronomica lavorano i tecnici del Parco coadiuvati dal personale della SocietĆ  Cooperativa “Valleluna”, nella Riserva naturale Monte Genzana Alto Gizio, allo scopo di valutare le caratteristiche distintive dell’ecotipo locale di “Mugnoli di Pettorano sul Gizio”, introdotti dai pastori transumanti di ritorno dalla Puglia che impiantavano rape e mugnoli in un orto presso gli stazzi montani nel periodo estivo. Una prassi molto diffusa nell’area peligna, in particolare dai pastori di Pettorano che l’hanno praticata fino agli anni ’50, e tuttora utilizzata nella pastorizia di Scanno. La coltivazione dei mugnoli si ĆØ conservata anche dopo l’abbandono della pastorizia transumante, trovando posto lungo il tratturo di Pettorano, nella vallata sotto al centro storico, favorita anche dalla presenza del fiume Gizio. Sono state messe a confronto le varietĆ  locali di cavoli e rape presenti nel Parco (Mugnoli di Pettorano, Rapa dell’Osento di Atessa, Rapa di Guardiagrele, Broccolo riccio di Lama dei Peligni) con gli ecotipi commerciali (Rapa di foglia senza testa, Cima di Rapa Grande Mazartica, Cima di rapa 90Ā° Riccia San Marzano) con l’obiettivo di effettuare una comparazione morfologica basata sui caratteri Giba (Gruppo di lavoro nazionale sulla BiodiversitĆ  Agraria) e un confronto basato su analisi di immagini delle foglie, spettroscopia infrarossa e profilo dei volatili. Un primo lavoro scientifico, che combina la descrizione morfo-agronomica con l’analisi delle immagini delle foglie, ĆØ stato pubblicato recentemente sulla rivista ‘Applied Sciences’ (https://doi.org/10.3390/app13116591). Oltre a questo studio, il confronto preliminare tra i mugnoli di Pettorano e le cime di rapa commerciali mette in evidenza significative differenze nella composizione chimica dei macro-costituenti e nel profilo dei composti volatili. Per Angelo D’Archivio, coordinatore dello staff ricerca del Dipartimento di Scienze Fisiche e Chimiche dell’UniversitĆ  dell’Aquila, “nonostante l’analisi delle immagini non contenga un’esplicita informazione chimica sulla composizione delle diverse varietĆ , ĆØ risultata essere una tecnica idonea per la differenziazione del mugnolo di Pettorano sul Gizio dalla cima di rapa; la possibilitĆ  di caratterizzare rapidamente le specie vegetali senza necessitĆ  di manipolazione preliminare del campione la rende una tecnica adeguata per acquisire un’impronta digitale delle varietĆ  botaniche di interesse e per sviluppare modelli statistici per l’autenticazione delle varietĆ  locali e la loro discriminazione da cultivar simili. L’elaborazione dei dati acquisiti mediante spettroscopia infrarossa e del profilo dei composti volatili, che saranno oggetto di ulteriori pubblicazioni scientifiche, consentiranno di identificare le specie molecolari piĆ¹ idonee per la discriminazione varietale”. Per il direttore del Parco della Maiella, il botanico Luciano Di Martino, si tratta di “un risultato concreto che conferma il ruolo strategico del Parco nella conservazione dei sistemi agricoli tradizionali individuati come determinanti per mantenere importanti equilibri ecologici e di paesaggi agrari di straordinario interesse storico e culturale”.

One thought on “DAI MUGNOLI DI PETTORANO ALLA RAPA DI GUARDIAGRELE: VERDURE INVERNALI DELLA MAIELLA

  • facessero uno studio sull’avvelenamento dell’ambiente e dei suoi cittadini in valle peligna sarebbe molto meglio.
    Il Cogesa sta’ e ha avvelenato la valle Peligna ma nessuno, ripeto nessuno, ha fatto niente. La discarica e’ ancora aperta e sta’ per essere allargata.

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