IL DIARIO DI SOLIMO: 31 AGOSTO 1919, I GRILLI DI GIUSEPPE CAPOGRASSI

«Oggi è veramente l’ultimo, e così è finito agosto, Giulia mia (…), agosto finisce con i grandi caldi, i grandi soli, le grandi afe,  i grandi cieli di metallo implacabile, e viene mite, sereno, dolce e strano come marzo, settembre. Un poco la grande estate occupa lo strano mese, un poco la ricchezza purpurea e un poco
funebre di autunno l’occupa da un’altra parte. La grande estate muore e divampa in un ultimo guizzo di fiamma e di calore, e l’autunno pieno di frutti e di malinconia entra sommesso, si insinua in mezzo ai silenzi della grande estate, si insinua con la sua grande veste serica di porpora, di giallo oro, con gli ori antichi delle sue foglie non più verdi, con gli splendidi gioielli dei suoi grappoli d’uva, con tutti i suoi frutti, con tutta la sua meravigliosa malinconia che la notte acquista una voce mediante il lungo monotono vasto canto dei grilli autunnali, e il giorno si anima coi canti dei vendemmiatori. L’altra sera, ierisera, ho risentito il mirabile concerto, la sinfonia infinita e possente dei grilli che aprono con grazia malinconica la grande marcia delle tristezze autunnali. Sotto l’afa della giornata mortalmente calda, il giorno cadeva, e mentre sulla Maiella spuntavano le prime stelle nel cielo cupo, sui monti d’occidente il sole calando aveva lasciato una
purezza, un candore, uno splendore di cielo come non se ne vedono che qua. Un esile falce d’oro della luna stava per tramontare, e solo un corno della falce spiccava sulla montagna come una enorme fantastica face accesa sul monte, mentre l’altro corno era già coperto dalla montagna azzurra. La campagna era piena della maestà silenziosa dell’ora quasi sacra, raccolta nell’ombra crepuscolare, che nella campagna, sotto il cielo della sera, pare
l’ombra sacra e misteriosa, di una cattedrale fantastica. Ma il grillo col suo metro alto e fioco, dava una voce a tutta quella malinconia di cielo e di terra fermi, il grillo da tutte le parti,da ogni parte della campagna, della grande pianura, nascosto chi sa dove, traduceva l’inno triste e grande della terra nera al sole che era sparito, alle stelle che non ancora apparivano nel cielo cupo. Ma poco dopo le stelle eterne pullulavano come da un gorgo arcano, sul cielo, e tutte le costellazioni riproponevano ancora una volta alla terra i misteri e le armonie del cielo. Certo altamente religiosa è la campagna, Giulia mia, religiosa, di una religione pura e ingenua, perché ti mostra il grande spettacolo della vita semplice delle grandi cose, il meccanismo e il respiro semplice e tremendo della creazione del Signore, il frutto che si forma perfettamente sulla pianta, l’uccello che costruisce perfettamente il suo nido sotto la grondaia, la fecondità meravigliosa e misteriosa della terra, la solitaria e vitale maestà del sole, la immortalità silente delle grandi montagne, e le stelle tacite e immortali (…)».
(Giuseppe Capograssi,
Pensieri a Giulia (31.VIII.1919)

One thought on “IL DIARIO DI SOLIMO: 31 AGOSTO 1919, I GRILLI DI GIUSEPPE CAPOGRASSI

  • Lettura piacevolissima.
    Ogni parola, ogni rigo, trasmettono puntualmente le sensazioni descritte, vivendole al momento, come se presenti!
    Mai letto prima Capograssi e me ne pento!

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