OSPEDALE POPOLI, REPARTO MEDICINA IN PIENA SALUTE MA LA REGIONE VUOLE CHIUDERLO
Un reparto che funziona e che invece il piano sanitario regionale vuole chiudere insieme al pronto soccorso e al resto dell’ospedale. Il reparto è quello di Medicina dell’ospedale di Popoli, che è superaffollato, tanto che i venti letti disponibili sono sempre occupati e a volte risultano insufficienti. E’ il caso di ieri quando due pazienti che dovevano essere ricoverati nel reparto di Medicina sono stati “appoggiati” nel reparto di Chirurgia. Una situazione che si era verificata anche nei primi giorni di gennaio, quando erano stati sei i pazienti “appoggiati” nello stesso reparto. I cittadini e gli addetti ai lavori protestano contro chi vuole chiudere un’ospedale in piena funzionalità, trasformando il presidio sanitario in una struttura riabilitativa. Una decisione che la Regione aveva momentaneamente sospeso dopo le manifestazioni della cittadinanza popolese culminate con la grande marcia alla quale hanno partecipato oltre mille persone. Da quella manifestazione è nato il movimento civico “Avanti tutta indietro non si torna”, cui hanno aderito i residenti dei paesi limitrofi e lo stesso comitato sulmonese “Mo’ bast”, tutti schierati a difesa dell’ospedale di Popoli. Sono seguite altre manifestazioni che hanno visto una massiccia partecipazione della popolazione e dei sindaci del comprensorio. Finora sono diciotto i sindaci che hanno aderito alla mobilitazione a favore dell’ospedale di Popoli, sottoscrivendo il documento programmatico del movimento. Nel frattempo l’ospedale ha continuato a garantire l’assistenza e le cure a tutti lavorando al massimo pur con un personale sotto organico, accogliendo pazienti provenienti anche dagli ospedali di Pescara e Sulmona. “La chiusura dell’unità operativa complessa di medicina porterà la conseguenza automatica della chiusura del pronto soccorso – fanno sapere i rappresentanti del movimento – e non è giustificata alla luce dei 120mila accessi all’anno che si riverserebbero sul pronto soccorso di Pescara, già oberato di lavoro e di barelle volanti nei reparti di medicina e geriatria”.