FILM SU ARMIDA MISERERE NELLE SALE IL 28 NOVEMBRE. GIRATO ANCHE A SULMONA

clicca link per vedere il trailar 

Uscirá nelle sale il prossimo 28 novembre il film, in parte girato a Sulmona, che racconta sul grande schermo  la storia triste e drammatica di Armida Miserere, direttrice del carcere di Sulmona morta suicida la sera di venerdi santo del 19 aprile 2003, a 47 anni. “Come il vento”, la pellicola diretta da Marco Simon Puccioni, (ospite già anni fa al SulmonaFilmfestival) è stata presentata in questi giorni Fuori Concorso all’ottava edizione del Festival Internazionale del Film di Roma.

Sulmona di nuovo sul grande schermo. Alcune scene furono girate per tre giorni nel capoluogo peligno dal 29 novembre dello scorso anno. Telecamere accese anche durante la processione del Venerdi Santo del 2011, per raccogliere materiale documentaristico utile per il film, riconosciuto di intesse culturale dal Ministero per i Beni e le Attività culturali, prodotto dalla Intelfilm, con Valeria Golino nella parte di Armida Miserere, e con Filippo Timi, Francesco Scianna e Chiara Caselli.  Le riprese  hanno interessato  Pianosa, Grosseto, Civitavecchia, Palermo e Roma.

LEI CHE SOGNAVA DI ESSERE “COME IL VENTO”
Le scene raccontano la triste e drammatica storica della “lady di ferro”, una delle prime donne in Italia a dirigere un carcere (dalla metà degli anni ottanta) riuscendo ad affermarsi in un ambiente ancora militarizzato e maschilista, ottenendo stima e rispetto dagli agenti e dalla popolazione carceraria, all’interno dei penitenziari ritenuti più “caldi” d’Italia. Leitmotiv della sua vita apparenti contraddizioni: la reputazione di donna dura, tenace e caparbia, che tiene testa a persone molto forti. Il tentativo di mantenere vivo il suo lato più umano e femminile. Condannata a perdere l’uomo che ha veramente amato e a vivere un’esistenza al limite, cercando, fino alla fine, giustizia e amore nel sistema penitenziario,  Armida, con il suo senso del dovere e il suo rigore morale, è stata anche un personaggio insolito e, per certi versi, scomodo nell’amministrazione dello Stato.  Dopo aver sofferto la perdita dei suoi cari, Armida si è dedicata anima e corpo ad uno dei lavori più difficili, accettando tutti gli incarichi  richiesti. Un intreccio di ragioni pubbliche e private le hanno reso la vita insopportabile. Forse lo Stato che le avrebbe chiesto troppo, forse l’impossibilità di avere giustizia, forse  il desiderio di raggiungere il suo unico amore strappato via anni prima dalla morte, l’hanno portata la prendere la lucida e terribile decisione. La sera del venerdì Santo del 2003, nell’ora in cui la città di Sulmona era in strada per la tradizionale Processione del Cristo morto, Armida decise di farla finita, con un colpo la pistola alla tempia, nel suo appartamento vicino il carcere di via Lamaccio. Anni dopo la morte di quel suo intenso amore. Accanto a lei il suo pastore tedesco. Lasciò una lettera in cui denunciava le ingiustizie che aveva subìto e, agli amici, il compito di trovare un senso a quel tragico gesto, misto d’amore, angoscia e vendetta, e raccogliere la sua eredità.