UN GIRO D’AFFARI DA 200 MILA EURO TRA DROGA, AUTO E CONTI GIOCO: SOTTO SEQUESTRO BENI E DENARO
SULMONA, 3 novembre – Madre e figlio spacciavano droga e reinvestivano i guadagni nel gioco online, nell’acquisto di auto e in altri beni di lusso. È quanto emerso dall’inchiesta della Procura che ha portato al sequestro di conti correnti e beni riconducibili ai due, una donna di 52 anni e il figlio di 25, entrambi residenti a Pettorano sul Gizio.
Sebbene ufficialmente disoccupati, i due conducevano una vita agiata, finanziata – secondo gli investigatori – dal traffico di sostanze stupefacenti. A ricostruire la rete dello spaccio sono stati i carabinieri della compagnia di Castel di Sangro, che attraverso intercettazioni e pedinamenti hanno documentato **640 cessioni di droga**, di cui 23 solo tra febbraio e marzo.
L’attività investigativa ha permesso di individuare una vera e propria *centrale dello spaccio*, collegata a vari soggetti operanti tra l’Alto Sangro e la Valle Peligna. Tutto è partito dal controllo su un 32enne, dipendente di un bar di Roccaraso, frequentatore abituale della casa dei due indagati. Da lì, le indagini hanno portato a un 46enne, fermato con un etto di cocaina sulla statale, e a un 22enne di Pratola Peligna, bloccato con tre etti di droga nascosti sul monopattino.
Secondo le ricostruzioni dei carabinieri, **il giro d’affari complessivo avrebbe raggiunto i 200mila euro** in un anno e mezzo, tra conti gioco, vetture e altri beni. Una somma in gran parte spesa o persa nelle scommesse online.
La Procura ha disposto il sequestro urgente di tutti i conti intestati ai due. Un primo campanello d’allarme era scattato già lo scorso 30 settembre, quando i militari avevano rinvenuto **1.500 euro in contanti** e un taccuino con circa cinquanta nomi. Per gli indagati si trattava di una “lista della carne”, ma per gli inquirenti rappresenta la **mappa dello spaccio**.
Il gip del Tribunale di Sulmona ha condiviso la tesi accusatoria, rigettando la richiesta di dissequestro presentata dai legali. Il maxi sequestro di ieri – spiega la Procura – è “il frutto di una gestione illecita e di una costante condivisione di interessi, con supporti di vario tipo per l’approvvigionamento e l’occultamento dello stupefacente”.
Nel mirino della magistratura sono finiti anche altri nove indagati, accusati di aver collaborato con madre e figlio nella rete di distribuzione. La chiusura delle indagini è attesa a breVe.



