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4 NOVEMBRE RIFLESSIONI SULLA GIORNATA DELL’UNITÀ NAZIONALE: “COSA C’È DA FESTEGGIARE”

Sulmona – Alla vigilia della celebrazione della Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate, il Movimento Nonviolento di Sulmona lancia un appello alla riflessione: “Cosa c’è da festeggiare?”. A firmarlo è Mario Pizzola, che richiama la memoria collettiva alla tragedia della Prima guerra mondiale, conclusasi 107 anni fa, e alle sue drammatiche conseguenze.

Nato come ricorrenza voluta dal regime fascista, il 4 novembre è oggi anche la Giornata dell’Unità nazionale, istituita dal governo nel 2024. Ma per Pizzola, dietro le parate e le cerimonie ufficiali, resta una domanda scomoda: “Quella guerra fu per l’Italia una tragedia immane. Morirono oltre 650 mila soldati e più di un milione furono feriti, molti con mutilazioni gravi. Le vittime civili furono 600 mila, colpite da bombardamenti, carestie ed epidemie”.

Il comunicato richiama anche le dure responsabilità dei vertici militari, in particolare del generale Luigi Cadorna, definito “il macellaio di Caporetto”, che firmò ordini di fucilazione immediata per i soldati accusati di codardia. “Si massacrarono due popoli cattolicissimi – Italia e Austria – che pregavano lo stesso Dio”, scrive Pizzola, ricordando le parole di Papa Benedetto XV, che nel 1917 definì la guerra una “inutile strage”.

Dalla Grande Guerra, prosegue il documento, nacquero i nazionalismi e i totalitarismi che avrebbero portato alla Seconda guerra mondiale. “Perciò, cosa c’è da festeggiare?”, ribadisce Pizzola, che vede nelle celebrazioni del 4 novembre un’occasione non di gloria militare, ma di memoria e di monito.

Il Movimento Nonviolento punta il dito contro la politica di riarmo dell’Europa e dell’Italia – “6.800 miliardi di euro dell’UE nei prossimi dieci anni e fino a 700 miliardi da parte del nostro Paese” – risorse che, secondo il gruppo, dovrebbero essere destinate invece a sanità, scuola, lavoro e tutela ambientale. “Compito primario dello Stato dovrebbe essere quello di educare i giovani alla pace e alla nonviolenza”, si legge nel testo, che critica anche la crescente presenza di ideologie belliche nelle scuole.

Non manca un riferimento al recente caso del convegno online “La scuola non si arruola”, annullato dal ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, nonostante l’adesione di oltre mille docenti. “Una decisione che la dice lunga sul clima culturale che si sta diffondendo”, commenta Pizzola.

Il documento si conclude con un invito chiaro: aderire alla “Campagna di Obiezione alla guerra”, promossa a livello nazionale dal Movimento Nonviolento, per dire no alla leva obbligatoria e a ogni forma di mobilitazione militare. “Ci dichiariamo da subito obiettori di coscienza – scrive Pizzola – per respingere il disegno di chi vuole obbligare i nostri giovani a prendere il fucile e a vestire la divisa”.

Un 4 novembre, dunque, da vivere come giornata di riflessione e di memoria, più che di celebrazione.

 

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