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RADIO LIBERE. CEDUTA RADIO L’AQUILA 1. RIFLESSIONE DI PROSPEROCOCCO

di Massimo Prosperococco 
L’AQUILA – Una voce che ha unito una città: grazie, Radio L’Aquila 1
Con la vendita di “Radio L’Aquila 1” si chiude una stagione.
Si chiude una stagione che ha attraversato la storia recente della nostra città, quella delle radio libere, nate negli anni Settanta, quando sembrava davvero di poter cambiare il mondo con un microfono e un trasmettitore sul tetto di casa. In quegli anni, anche all’Aquila, le voci si intrecciavano nell’etere, portando musica, parole, idee, libertà.
Fu un tempo straordinario. Le radio libere erano luoghi d’incontro, di sogni e di coraggio. E come cantava Eugenio Finardi, in quella che divenne la colonna sonora di una generazione:
“E se una radio è libera, ma libera veramente, mi piace anche di più, perché libera la mente.”
Era così. Era una libertà contagiosa, che univa e faceva crescere.
Con la cessione di “Radio L’Aquila 1” da parte del suo storico fondatore, Giovacchino D’Annibale, si chiude simbolicamente quel capitolo. La radio è stata venduta, e pur restando il nome, le frequenze, i diritti, non sarà più la stessa. Non sarà più “Radio L’Aquila 1”, quella che per decenni ha raccontato la città, anche nei momenti più bui del terremoto, che ha dato voce agli aquilani, che è entrata nelle nostre case e nei nostri cuori.
Per chi ha vissuto quegli anni, questa notizia lascia una malinconia profonda. Io stesso, nel 1978, ero tra i cofondatori di “Radio Città Futura”, che poi divenne “Radio Città”: era un laboratorio di idee, di voci giovani, di sperimentazione, come tante altre radio qui in città. Da quelle esperienze sono nati giornalisti, comunicatori e uomini di cultura che ancora oggi portano avanti quella lezione di libertà.
La chiusura di una radio come questa non è solo la fine di un’impresa: è la fine di un’epoca, di un modo di essere comunità.
All’Aquila, dove la parola ha sempre avuto un valore profondo, una radio libera è stata una finestra sulla città, una compagnia nei giorni difficili, una presenza viva nei momenti di festa.
A Giovacchino D’Annibale va un ringraziamento sincero: per la passione, la tenacia e la dedizione con cui ha mantenuto viva questa voce per tanti anni. Si merita riposo, gratitudine e riconoscenza.
Resta il desiderio che quella voce, la voce libera di una città che ha sempre saputo rialzarsi, continui a farsi sentire.
Perché oggi più che mai, in un tempo in cui l’informazione rischia di appiattirsi e di omologarsi troppo alla politica, abbiamo bisogno di spazi veri, autentici, dove le parole tornino a essere libere.
Come lo erano allora, quando bastava una radio per sentirsi parte di qualcosa di grande.

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