LA CASSAZIONE RESPINGE IL RICORSO MA IL FRATELLO DI FABRIZIA DI LORENZO NON S’ARRENDE
Cassazione respinge il ricorso, ma il fratello di Fabrizia Di Lorenzo non si arrende
SULMONA, 2 novembre – Non si arrende Gerardo Di Lorenzo, fratello di Fabrizia, la giovane di Sulmona uccisa nell’attentato ai mercatini di Natale di Berlino il 19 dicembre 2016. La Corte di Cassazione ha respinto il suo ricorso per il riconoscimento dell’indennizzo previsto dalla legge per le vittime del terrorismo, ma la strada non è chiusa: i suoi legali sono pronti a ripartire da una nuova richiesta di certificazione che attesti formalmente la convivenza con la sorella, requisito necessario per ottenere il beneficio.
Il caso ruota attorno a un dettaglio burocratico che, tuttavia, pesa come un macigno. Per la Suprema Corte, infatti, la convivenza “deve risultare da apposita certificazione rilasciata dal Comune di residenza”, mentre la condizione di “persona a carico” va provata con documenti ufficiali o dichiarazioni sostitutive. E proprio l’assenza di questa prova formale ha portato al rigetto del ricorso, pur riconoscendo che nel giudizio di primo grado era stata accertata in modo puntuale la convivenza tra i due fratelli.
Una battaglia legale lunga e dolorosa. Tutto era iniziato nel 2017, quando la Prefettura dell’Aquila aveva negato la certificazione del nesso causale tra la morte di Fabrizia e l’attentato di Berlino, escludendo così Gerardo dall’indennizzo. Assistito dagli avvocati Sergio Della Rocca e Alfonso Celotto, il giovane aveva impugnato la decisione. Il Tribunale di Sulmona, con il giudice Giuseppe Ferruccio, gli aveva dato ragione, riconoscendo il diritto al risarcimento. Ma la Corte d’Appello aveva ribaltato tutto, sostenendo che non vi fosse prova della convivenza “a carico” della sorella.
Ora la Cassazione ha fissato un principio chiaro: i rapporti familiari, per essere riconosciuti ai fini del risarcimento, devono essere certificati. Tuttavia, la decisione non chiude la porta: “Sulla base degli accertamenti già compiuti – spiegano i legali – si potrà presentare una nuova domanda corredata della documentazione richiesta”.
Dietro le carte giudiziarie, resta il dolore di una famiglia che da quasi nove anni non smette di cercare giustizia e verità. Fabrizia Di Lorenzo, 31 anni, era a Berlino da tre anni, dove lavorava in un’azienda di logistica. Quel 19 dicembre 2016 si trovava ai mercatini di Breitscheidplatz, quando il tir guidato dal tunisino Anis Amri travolse la folla: dodici le vittime, sessanta i feriti.
Gerardo fu tra i primi a partire per la Germania, e fu lui a telefonare al padre da Berlino per comunicare che non c’era più speranza. Un dolore che non si cancella, ma che oggi torna a farsi forza nella volontà di ottenere un riconoscimento formale, non solo economico ma soprattutto morale, per la memoria della sorella e per la dignità della famiglia Di Lorenzo.



