L’ELEZZIONE (LE ELEZIONI)
L’elezzione
(Le elezioni)
di Ennio Bellucci
Quande a stu paese
se fenne l’elezzione
tutte te chenuscene,
tutte so beune.
Venne alla piazze,ste campieune,
se fenne ‘na chiacchiarate
i pare ca monte i tronte
t’henne rate.
Ciorte fenne le casarelle
pe fa’ chele che n’è belle.
Lu vote venne truenne
i se reschegnene
pure i penne.
Fenne gioche i giochette:
e’ sempre la stessa canzaune!
I intante…
s’accuordene i se spertene
le poltrone.
Lu compare ,che è furbe,
se pense isse.
P’accunce’ quacchi affarucce
sojje…
s’è presentate ma…
è rimaste fregate!
Mentre isse face’ lu chiacchiaraune,
i cumpegne sojje,
se fa pe’ ricere,
se stivene arraccurda’,
i come fu,
i come ne fu…
n’abbastiorene i vote!
Che bella fregateure…
che brutta fegheure!
È proprie le vaire
ca n’tara fere’
de nesceune,
cumpegne comprese!
È proprie le vaire
ca s’ara azzecche’ tutte:
partite,liste i,soprattutte,
amecizie!
Ma mo cu u fa’…
Compa’ ?
Fa cusci’…
scote chele che te
roice iojje…
Mette iurizie,
i reprovece…
la prossema vote!
La Poesia dialettale al servizio dell’ identità culturale
di Francesco Barone *
Ennio Bellucci, con le sue poesie, attraverso la forma dialettale, aiuta a preservare e tramandare la storia di una comunità, esprimendo con chiarezza i sentimenti e le emozioni più vicine alla “parlata” quotidiana. I suoi componimenti poetici, consentono una connessione diretta tra la parola e il suo significato più autentico, documentano le realtà locali, rappresentano le specificità del territorio e di chi lo vive, riscoprendo un “momento sorgivo” che rischia di estinguersi.
Forse persuaso da un uso nostalgico del dialetto e dal desiderio di rivitalizzazione della “lingua” locale, la prassi poetica di Bellucci, si configura come un’esperienza laboratoriale, una sorta di “sperimentalismo dialettale”, non sono segni o suoni istintuali, bensì forme espressive pensate e ragionate. Non c’è caso nella scrittura di Bellucci, è evidente la causa, ovvero, la presentazione di coordinate culturali della propria realtà, osservata e vissuta.
Come scriveva Pier Paolo Pasolini: “Il contadino che parla la sua lingua è padrone di tutta la sua realtà”.
Grazie al suo stile letterario, Bellucci riesce ad indossare e a fare indossare ai lettori, le lenti di ingrandimento culturale, che consentono di conoscere il tempo passato, solo in parte ancora presente. Leggendo le poesie di Bellucci, emerge il peso del suo enorme bagaglio socio culturale che porta sulle sue spalle. Le sue parole, che a volte armonizzano, mentre altre volte induriscono, sono espressione di un popolo, la restituzione di fatti, persone, episodi e luoghi. Ed ecco comparire la poesia “La piazze” con i nomi, Francische, Pasquale, Vettorie…
E poi la poesia
“L’ elezzione”
P’accunce’ quacchi affarucce sojje…
s’è presentate ma…
è rimaste fregate!
Con i suoi “tesori espressivi, Bellucci è in grado di diffondere identità storiche ed individuali, tradizioni culturali, coralità. Il dialetto di Bellucci è la lotta contro le emarginazioni, il rifiuto di qualsiasi forma di prevaricazione.
La tessitura poetica delle sue poesie è nitida, priva di marchingegni; in essa si conservano le memorie e un lessico dal sapore antico.
*Docente Università dell’ Aquila




Eccellente. Esprimere queste cose nel ns dialetto. Bene!! Bene !! Avanti così. !
Caro Ennio ci hai regalato un altro spaccato di vita, uno scorcio autentico di esperienza popolare. Il vero regalo sarebbe però ascoltare queste rime dalla tua voce. Sono certo che sarebbe un’esperienza unica!
Che bella, Ennio! Con la comunicatività e la musicalità del dialetto, espressione preziosa della nostra identità culturale, hai messo su carta pensieri universalmente ( o quasi) condivisi, raggiungendo, secondo me, il duplice scopo di far sorridere e riflettere
…dice ” il Saggio”….
ridendo( ma purtroppo…c’è poco
ridere….) e scherzando- con leggerezza e ironia- si possono dire delle grandi verita’….
in giro ….per lo piu’ “politici” improvvisati e impreparati…
mettiamo giudizio…e riflettiamo!
Bravi…bravi Ennio e Francesco.
Caro Ennio,
con questa bellissima poesia,
hai perfettamente “fotografato”
gli eventi elettorali ed i comportamenti di vita che si assumevano e che ancora oggi si ripetono, ( la moda non passa mai) nelle piccole comunita’ cittadine, ed anche nella nostra PRATOLA.
Insieme a te, se pur in parti politiche opposte ,ne abbiam fatte di campagne elettorali e, con tutta onesta’, mi riconosco in alcuni simpatici accadimenti citati,( mea culpa) si potrebbe dire e’ ” la prassi”,anche se non e’ davvero,buona cosa.
Un ricordo personale,
le mie innumerevoli elezioni, susseguitesi nel corso della mia esperienza politica cittadina,come ben sai,le ho sempre vinte tutte ,mi oso di poter aggiungere,anche con immenso suffragio,alla fine e’
sempre il POPOLO SOVRANO che sceglie e decide da chi farsi rappresentare, e’ la DEMOCRAZIA.
Le tue poesie,tutte ,mi riportano sempre nel tempo della mia gioventu’, grazie Ennio.
Con la stima di sempre ,
Daniele