TRATTAVA LA MOGLIE COME UNA PRIGIONIERA: CONDANNATO A SEI ANNI E MEZZO PER MALTRATTAMENTI E VIOLENZA SESSUALE
SULMONA, 29 ottobre – Per anni l’ha trattata come una proprietà, una presenza da controllare, da zittire, da piegare alla propria volontà. Ora, per quei comportamenti, un 31enne è stato condannato dal Tribunale di Pescara a sei anni e sei mesi di reclusione per maltrattamenti in famiglia e violenza sessuale nei confronti della moglie convivente, una giovane donna di 26 anni.
Dalle indagini e dal processo è emersa la figura di un uomo autoritario e violento, che imponeva regole e limiti come un “padrone di casa”. La donna poteva uscire da sola soltanto per fare la spesa; per qualsiasi altra attività, doveva essere accompagnata da lui o da un familiare.
Nel 2021, durante un viaggio in Albania e dopo il contagio da Covid che aveva colpito tutta la famiglia, l’aggressività dell’uomo si fece più marcata. Tornati a Pescara, la violenza esplose del tutto: urla, spintoni, pugni, calci, lanci di oggetti, fino a rompere persino il letto della bambina. La vittima, che non conosceva la lingua italiana e non aveva nessuno a cui rivolgersi, trovò solo il coraggio di confidarsi con la suocera. La risposta fu un consiglio crudele nella sua semplicità: “Abbi pazienza”.
L’anno successivo, durante un altro soggiorno in Albania, la donna riuscì finalmente a raccontare tutto alla madre. I familiari cercarono un confronto con il marito, che negò ogni cosa. Ma poco dopo, in un gesto che lasciò la moglie terrorizzata, le mostrò una pistola con cinque proiettili, minacciandola di usarla se avesse osato parlare ancora.
Rientrati in Italia, la situazione degenerò. L’uomo cominciò ad abusare di alcol e, secondo quanto riferito, anche di sostanze stupefacenti. Dormiva con un’ascia sotto il cuscino, e una notte tentò perfino di aggredire un passante. Quando la moglie trovò la forza di chiedere la separazione, lui dapprima si infuriò, poi accettò di rivolgersi a un legale. Ma anche in quell’occasione la violenza verbale tornò a esplodere: pretendendo l’affidamento della figlia, la minacciò con parole che ancora oggi la perseguitano — “Poiché la legge italiana tutela solo la madre, faccio ricorso alle tradizioni albanesi”.
Spaventata, la donna chiese aiuto ai carabinieri, che la aiutarono a lasciare la casa. Fu poi accolta in una struttura protetta a Sulmona, dove ha ricominciato una nuova vita e ha interrotto una gravidanza indesiderata, frutto di un rapporto subito per paura.
Il Tribunale ha riconosciuto anche l’episodio di violenza sessuale avvenuto nel settembre 2022, quando l’uomo, dopo averla picchiata, l’avrebbe costretta a un rapporto contro la sua volontà. I fatti si sono protratti fino al 14 novembre 2022, tutti consumati a Pescara.
Oggi la giovane donna vive nel capoluogo peligno, dove ha trovato protezione e sostegno. L’uomo, interdetto dai pubblici uffici, dovrà anche risarcirla in separata sede.



