SULMONA, SPUNTA UN EDIFICIO ROMANO LUNGO IL TRACCIATO DEL METANODOTTO
Una nuova testimonianza del passato romano della Valle Peligna è venuta alla luce in questi giorni durante gli scavi di archeologia preventiva condotti dalla Snam in via Lamaccio, lungo il tracciato del metanodotto Linea Adriatica. La costruzione, di epoca romana, rappresenta l’ultima di una serie di importanti ritrovamenti archeologici che confermano l’importanza storica dell’area.

La Linea Adriatica è un gasdotto di 425 km che parte dalla centrale di compressione di Sulmona e attraversa sei regioni – Abruzzo, Lazio, Umbria, Marche, Toscana ed Emilia-Romagna – fino a Minerbio, in provincia di Bologna. Gli scavi in corso sono ancora in fase preliminare e sarà solo al termine dei lavori possibile comprendere con esattezza l’entità e la funzione dell’edificio romano rinvenuto.
Non è la prima volta che la zona rivela antichi tesori: l’area di 12 ettari di Case Pente, già interessata dalle opere di Snam, aveva restituito tracce di capanne risalenti all’Età del Bronzo, circa 4.200 anni fa. Purtroppo, molti di questi reperti sono stati distrutti nel corso dei lavori autorizzati dal Ministero della Cultura e dagli organi periferici competenti.
Le domande sul futuro della nuova scoperta sono ancora aperte: il Ministero darà il suo nulla osta al passaggio del metanodotto sopra l’edificio romano o Snam dovrà progettare una variante al tracciato? E se emergessero ulteriori reperti archeologici, ci saranno altre deviazioni del gasdotto o prevarrà l’interesse economico a completare l’opera?

Mario Pizzola, del coordinamento Per il Clima Fuori dal Fossile, denuncia da oltre due anni lo “scempio dei beni archeologici” causato dalle infrastrutture metanifere. «Sorprende il silenzio delle istituzioni e degli organi preposti – scrive – dal Ministero della Cultura al Comune di Sulmona, passando per la politica locale e associazioni culturali come l’Archeoclub, nessuno ha mai preso posizione».
Secondo Pizzola, la realizzazione della centrale e del metanodotto, imposti dal governo nazionale nonostante la contrarietà dei cittadini e delle amministrazioni locali, non risponde più a una reale necessità, visto il calo dei consumi di gas e la futura progressiva dismissione delle infrastrutture in eccesso.
La scoperta di via Lamaccio rilancia il dibattito sulla tutela del patrimonio storico e culturale della Valle Peligna, mettendo in luce la tensione tra interessi economici e necessità di salvaguardare le tracce millenarie della nostra storia.





Il. Ministero le sovrintendenze cosa faranno?
Qualcuno ha scritto che il turismo non ha un ruolo importante sull economia della Valle Peligna, certamente distruggiamo tutti I reperti di 2.000 e passa anni fa?!
Chi ha scritto tale scempiaggine? e inoltre, nonostante tutto la Snam PROCEDE, possibile non si possa fare sentire e valere le nostre ragioni?