Cultura

NICCOLO’ PAGANINI. IL VIOLINISTA CHE LA CHIESA DICHIARO’ ERETICO

PARMA – Il 27 ottobre 1782, duecentoquarantatré anni fa, nasceva a Genova Niccolò Paganini, uno dei pochissimi musicisti classici italiani entrati nell’immaginario collettivo mondiale. La sua popolarità è universale: quasi tutti sanno che fu un musicista, molti che fu un violinista, alcuni che fu anche compositore e chitarrista. Un destino condiviso, in Italia, solo dai grandi operisti – Verdi, Rossini, Puccini, in parte Bellini e Donizetti – e, tra gli autori di molta musica strumentale, forse solo da Vivaldi. Come sia riuscito Paganini a “bucare” la sensibilità delle persone resta un mistero, anche per chi si occupa di musica. La sua produzione, pur di alta qualità, non raggiunge la qualità e l’originalità di geni assoluti come Bach, Mozart, Beethoven, Schubert, Chopin, Schumann, Brahms o Čajkovskij. Eppure il suo nome è inciso nel cuore e nella memoria collettiva. Si dirà: «È stato un virtuoso impareggiabile del violino». Vero, al punto da far nascere strampalate leggende di patti con il diavolo. Ma il solo virtuosismo non basta a spiegare la sua fama: prima di lui l’Italia ebbe violinisti eccelsi come Corelli, Locatelli, Tartini, Pugnani, Viotti, oggi ignoti al grande pubblico. Paganini ha poi un’anomalia significativa: non scrisse una sola pagina per pianoforte, lo strumento colto e borghese per eccellenza. Nessun bambino contemporaneo oggi al pianoforte suona la sua musica. Non compose nemmeno per il teatro musicale. La sua produzione è concentrata su brani per violino solo o con orchestra, per chitarra – il suo strumento più intimo – e musica da camera, ma sempre senza pianoforte. La sua popolarità nasce soprattutto da una personalità irripetibile. Ebbe una vita sentimentale movimentata e, nonostante l’aspetto poco avvenente, conquistò il cuore e l’amicizia di molte donne, tra cui Elisa Bonaparte, sorella di Napoleone. Di famiglia di umili origini – il padre si occupava di imballaggi al porto di Genova – Paganini aveva un carattere forte e concreto. Emblematica la frase, forse apocrifa, «Paganini non ripete», che avrebbe pronunciato al Teatro Carignano di Torino davanti al re Carlo Felice, rifiutando un bis: un gesto più “rock” che classico. Diversamente da molti colleghi, conobbe il successo economico e morì ricco: la prima popstar della musica classica, in un’epoca senza radio, televisione o social. Morì il 27 maggio 1840 a Nizza, a soli 57 anni. La Chiesa ne vietò la sepoltura in terra consacrata per la fama di eretico, e per anni il suo corpo imbalsamato restò nella cantina di casa. Solo nel 1853 fu finalmente traslato al cimitero della Villetta di Parma, dove riposa tuttora.
Questa è la storia di un uomo che, armato di un semplice violino, ha conquistato il mondo.

 

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