L’ABRUZZO TRA INCERTEZZE E QUALCHE VELLEITÀ
di Massimo Di Paolo
Signori, il teorema a cui si voleva dare credito è scaduto, è stato provato: le cose non vanno per il verso giusto nel nostro Abruzzo affaticato e in regressione. I soliti gargarismi politici non riescono più a convincere. Ormai rappresentano il goffo incalzare di una sorta di agitazione utile solo al mantenimento delle posizioni. Niente crescita per i territori, niente effetto PNRR, opere incompiute, dichiarazioni senza contenuti, sanità al collasso, sistema industriale in pericolo e mai risorto; progetti che nascono e si perdono. Quello che è mancato è stato un ruolino di marcia, una consapevolezza e una continuità nelle scelte e nell’agire; il mantenimento del consenso è stato più forte dell’operosità per il recupero e lo sviluppo. Tanti indizi fanno una prova. La più grave, drammatica, dai significati diversi, è quel primo posto occupato tra le regioni italiane con il più marcato calo delle nascite. Nei primi sette mesi del 2025 i nuovi nati sono diminuiti del 10,2 %. Lo dicono i rilevamenti Istat che fotografano una flessione per l’Abruzzo da far tremare l’animo e la ragione. Due i motivi più evidenti e luttuosi, in prospettiva evolutiva. Entrambi non fanno certamente guardare al futuro con speranza: la diminuzione della popolazione in età fertile che conferma l’indice d’invecchiamento; la precarietà delle condizioni socio-economiche che non scaldano certo i letti nunziali e gli incontri amorosi. Neppure il contributo delle coppie straniere riesce a compensare il calo dei nascituri. Come dato accessorio, che apre ad altri tipi di ragionamenti, resta quel 47,5 % di bambini nati da genitori non coniugati. Certo che non va sicuramente bene per il resto dell’Italia ma in Abruzzo, la questione si aggrava non solo per un problema di invecchiamento o di restanza, ma per il fatto che l’amore non vuole pensieri e nel non poter arrivare a fine mese o non riuscire a trovare un percorso lavorativo, qualche pensierino angoscioso si attiva di certo. Occorrerebbero una serie di interventi lenitivi e di riscaldamento per l’inverno demografico che va caratterizzando la Regione focalizzati sui servizi, sulle risorse da destinare ad attività produttive, alla sanità di vicinato, alle scuole di montagna, alla facilitazione imprenditoriale e così via. Una grande emergenza regionale che richiede una visione sistemica, condivisa e a forte spinta propulsiva. Attività economiche, occupazione, produzioni di reddito i farmaci salvavita per territori che annaspano e sopravvivono raccontandosi storie. Quella raccontata più frequentemente resta la favola sul Turismo che nel contesto di allarme generale sembra diventata la panacea: odore di viola che attiva illusioni e immaginari. La solfa resta però la stessa da anni: alleanze strategiche dichiarate ma mai avvenute per un turismo abruzzese di qualità. La Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa si è pronunciata recentemente nella manifestazione specializzata ‘Active Abruzzo’ presentando più dichiarazioni d’intendi che sostanza. A Rimini, da poco concluso il ‘TTG Travel Experience’, la manifestazione italiana leader per la promozione del turismo mondiale. 70.600 i visitatori: Intermediari del turismo, Servizi, Tecnologie e soluzioni innovative, Media di settore. La regione Abruzzo presente con 200mq di stand. Sulmona nostra? Assente ingiustificata. Eppure, nonostante i limiti di uno sviluppo territoriale unimodale, in quei posti occorrerebbe esserci, possibilmente con rappresentanti che di Turismo avanzato e di qualità sappiano veramente parlarne. Sono le vere occasioni dove si compongono relazioni professionali, si concludono accordi, si anticipano tendenze e settori nascenti: dove il 60% delle presenze ricopre ruoli chiave nei processi decisionali che spostano flussi e arrivi sui territori. Buyer pronti ad incontrare offerte e iniziative da spargere in Europa, Tour operator, Manager del Turismo che toccano più di 70 paesi nel mondo. Eppure “Il Turismo non paga” citando il bel libro di Cristina Nadotti edito da VerdeNero edizioni. Contratti stagionali, oscillazioni salariali, management sottopagato, tutela sindacale quasi inesistente, sistemi organizzativi ben lontani da una vera ricapitalizzazione del lavoro. Allora l’Abruzzo, con le aree interne, può scommettere solo sul Turismo per sostenere la nostra economia? Gli analisti lo sconsigliano ma sappiamo che poco altro ci resta da fare. Per ora è meglio accontentarci e preparare belle cose da far vedere e da far visitare; curare il contesto e i servizi che fanno l’accoglienza; creare l’intrattenimento di qualità per coprire lo spazio tempo.



