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DALLA 104 ALLA 106. L’ANALISI DI MASSIMO PROSPEROCOCCO

 di Massimo Prosperococco  

L’AQUILA – Dal 1° gennaio 2026 entreranno in vigore le regole introdotte dalla nuova Legge 106/2025, che va ad aggiungersi alla storica Legge 104. Sulla carta doveva essere una svolta: più tutele per chi vive una condizione di fragilità o per i genitori di figli con gravi disabilità. Nella pratica, però, il provvedimento rischia di essere un’illusione.

La novità più evidente riguarda i permessi: chi ha una patologia grave o invalidante, oppure un figlio minorenne nelle stesse condizioni, avrà 10 ore in più all’anno di permessi retribuiti per visite e cure. Dieci ore: poco più di una giornata di lavoro. Un aiuto, certo, ma che appare del tutto insufficiente rispetto alle reali necessità di chi deve affrontare terapie lunghe, spostamenti, ricoveri.
Altro punto riguarda il congedo fino a due anni: un diritto importante, ma senza retribuzione. In altre parole, chi ha risparmi potrà prenderselo, chi non può permetterselo resterà escluso. È giusto che la possibilità di curarsi dipenda dal portafoglio?
La legge parla anche di smart working prioritario per i lavoratori fragili. Un principio giusto, ma lasciato alla discrezionalità delle aziende: senza obblighi chiari, rischia di restare solo una promessa.
Per la prima volta vengono toccati anche i lavoratori autonomi, che potranno sospendere l’attività fino a 300 giorni senza perdere i contributi. Un segnale positivo, ma ancora lontano da una reale parità di trattamento con i dipendenti.
Infine, si annunciano procedure più semplici con l’Inps, ma conosciamo bene le difficoltà della nostra burocrazia: senza investimenti veri, il pericolo è che la realtà sia ben diversa dalle promesse.
In Italia oggi solo il 32,5% delle persone con disabilità in età lavorativa ha un lavoro. In un contesto così fragile, la Legge 106/2025 appare come un piccolo passo avanti, ma non la svolta di cui c’è bisogno.
Chi vive la disabilità e la fragilità non chiede elemosine o simboli: chiede diritti veri, concreti e accessibili a tutti. Una legge che non costringa a scegliere tra la salute e il lavoro, tra la cura e lo stipendio.
Per questo, bisogna dirlo chiaramente: la 106 porta qualche novità, ma non basta. Le famiglie e i lavoratori meritano molto di più.

 

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