NARRAZIONE E ARABESCHI
Elpis
Quando non troviamo le parole per definire qualcosa o qualcuno, quando non riusciamo a fare sintesi, quando non riusciamo con immediatezza e chiarezza e dare una dimensione comprensibile alla confusione dei nostri pensieri, arriva Flaiano e ci parla.
“Appartengo alla minoranza silenziosa. Sono di quei pochi che non hanno più nulla da dire e aspettano. Che cosa? Che tutto si chiarisca? L’età mi ha portato la certezza che niente si può chiarire: in questo paese che amo non esiste semplicemente la verità. Paesi molto più piccoli e importanti del nostro hanno una loro verità, noi ne abbiamo infinite versioni. Le cause? Lascio agli storici, ai sociologi, agli psicanalisti, alle tavole rotonde il compito di indicarci le cause, io ne subisco gli effetti. E con me pochi altri: perché quasi tutti hanno una soluzione da proporci: la loro verità, cioè qualcosa che non contrasti i loro interessi. Alla tavola rotonda bisognerà anche invitare uno storico dell’arte per fargli dire quale influenza può avere avuto il barocco sulla nostra psicologia. In Italia infatti la linea più breve tra due punti è l’arabesco. Viviamo in una rete d’arabeschi” scrive Flaiano.
Un brano ineccepibile in ogni sua frase; composto da Flaiano con parole perfettamente pesate, misurate cesellate, senza sbavature, prive di aloni, con l’ inquadratura sempre centrata e mai fuori fuoco. Me le sento addosso, aderenti come una muta da sommozzatore, come un pantacollant!
Per diversi lustri abbiamo, tutti, abusato dell’espressione maggioranza silenziosa: un paradigma politico, una definizione per lo più corretta e calzante, per chi è costretto al solo osservare l’evolversi del quadro sociale, della considerazione generale sullo scontro ideale, ragionando sul diverso senso dello Stato, fra partiti e movimenti autodefinentisi organizzati. Oggi che i partiti ed i movimenti sono tali solo nel nome, ma, in realtà, sono cartelli elettorali costruiti su gruppi dirigenti (capaci di dirigere al più se stessi!) e che la società è diretta da influencer, fake news, guitti, cacicchi, anche la minoranza, -fatta di medesimi partiti e movimenti- è diventata minoranza silenziosa, incapace e frustrata dalla sconfitta che l’ha relegata all’opposizione,.
Ma allora cosa aspetto? Per cosa devo essere pronto? Cosa deve arrivarmi? Con Flaiano sono certo “che niente si può chiarire: in questo paese che amo” perché “ non esiste semplicemente la verità.” Ognuno ha la sua verità; la verità che gli fa comodo raccontare: quella del politically correct, quella del tornaconto, quella del bullo, quella del santo, quella dell’eroe o del martire. Ogni verità è vera non per chi la racconta (che sa perfettamente come sono andate le cose!) ma per la cerchia dei tifosi del narratore, per quelli che possono raccogliere briciole dallo spargere quel racconto, da quelli che godono del loro misero utile dalle parole ammantate di vero: per gli percettori di similvero.
Ed ecco il punto: di un singolo evento “noi ne abbiamo infinite versioni” è un’Italia che non parla più, ma assiste con rassegnata, apatica ed in silenzio allo sconfortante sfacelo politico, sociale, e culturale che attraversa il Paese, al suo imbarbarimento quotidiano. Ed in Italia c’è Sulmona, in cui le verità, quelle vere, quelle che sono alla base del nostro essere divenuto maggioranza silenziosa sono custodite nella grotta del Malmozzetto sul Monte Prezza.
A noi non è dato saper perché, improvvisamente, le maggioranze si ribellano ai loro Sindaci e corrono in massa a firmare dimissioni dal Segretario Generale, mai contemplando il Consiglio Comunale come luogo per il chiarimento e la discussione: forse perché in questo modo si creano le singole verità? le verità di comodo? Sottraendo la Verità alla comprensione sociale. Mai, preludio della caduta di un sindaco è stata fatta procedere dalla discussione nel luogo della democrazia e dove il processo democratico resterebbe la Verità in un verbale freddo, asettico ma privo di fantasie ricostruttive e di barocchismi interpretativi.
Da anni a Sulmona si sceglie l’arabesco per collegare due punti.
Il modello ripetitivo è la costruzione di una racconto prepotente, in cui per i narratori, la verità narrata (sempre non coincidente con la Verità) sia “qualcosa che non contrasti i loro interessi” un arabesco disegnato ad arte per confondere, un arzigogolo per depistare, un ghiribizzo per dissimulare, un capriccio di violino per velare.
L’arabesco non è solo, quindi, fattore estetico ma assume, qui da noi, carattere antropologico.
Prendiamo, per esempio, la necessità di dover addensare in una parola questo concetto: questa cosa non la conosco e mi è assolutamente difficile da comprendere. Dobbiamo accendere l’arabesco più complesso, il testimone maggiore dell’abilità confondente: il Vocabolario della Lingua Italiana. Ci troveremmo in grande difficoltà nell’esprime il concetto su espresso dovendo scegliere tra “arcano” (che implica un mistero profondo o esoterico) “segreto” (che riguarda qualcosa che è tenuto intenzionalmente nascosto) e “mistero” (che riguarda un fatto inspiegabile o una verità incomprensibile, che esula dalle capacità razionali). Ed ancora di aggettivare la cosa inconosciuta con nascosta (sottratta alla vista, non visibile), celata (resa inintuibile), recondita (fuori dei percorsi di analisi più immediati), occulta (non è visibile o non è percepibile intellettualmente), ignota (di cui non si ha alcuna conoscenza o esperienza), riservata (destinato esclusivamente ad alcune persone o ad alcuni usi), confidenziale (disponibile per una piccola cerchia), inconfessata (di natura vergognosa),….
E, dunque, si compie l’alchimia! Trame operative ed arabeschi narrativi!
Creo il problema e ti offro la mia narrazione della mia soluzione!
Come scrive Flaiano “ne subisco gli effetti. E con me pochi altri: perché quasi tutti hanno una soluzione da proporci: la loro verità, cioè qualcosa che non contrasti i loro interessi.”. Sì, subiamo e, pur nel nostro essere maggioranza, abbiamo scelto di essere silenziosi, zitti, muti e remissivi… fino a che, come il taglialegna Alì Babà, qualcuno entrerà in possesso della parola magica e, apritisesamo, potremmo entrare e conoscere il contenuto della Grotta di Malmozzetto sul Monte Prezza.
Una buona ragione per continuare a vivere.
ELPIS
Apritisesamo 1: Ma ci raccontate cosa è realmente successo in quella riunione di maggioranza tra Tirabassi (sindaco) e Pantaleo (assessore)?
Apritisesamo 2: Risulta vero che siano lì li arrivati alle mani?
Apritisesamo 3: Il consigliere FdI Di Cesare è ancora in maggioranza?
Apritisesamo 4: O deve fare, come nel Monopoli, un giro in prigione, mentre gli altri continuano il loro gioco?
Apritisesamo 5: O il peccato originale di essere della Rossi lo condanna all’esilio dal giardino di Eden?




Quindi da quella “grotta” che proviene tutto. Lo sapevamo!
Promesse non mantenute accordi sulle spalle dell’intera Vallata. Sapevamo anche questo!
La Rossi si riserva un spazio su cui lavorare e scrive che vuole vederci chiaro per esempio sul nuovo inceneritore che vuole essere impiantato qui a Sulmona.
Bisogna prendere atto del suo impegno che la porterà a bocciare un nuovo soggetto inquinante.
Le altre prime donne nemmeno si preoccupano di ciò che che accade sotto il loro balcone, si anzi ridono.
La speranza è riposta in quei soggetti che, seppur policamente giovani, non piegano la schiena.