Dalla regione

PESCARA. SIMONA BARBA. UNA RIFLESSIONE SULLA CITTA’ ABUSIVA

di Simona Barba

PESCARA – Un nuovo blocco di cemento sta modificando lo skyline di Pescara: dalla spiaggia, guardando verso sud, il Ponte del Mare non è più solo a fendere il cielo ma ha per compagno il primo dei due blocchi che sta sorgendo sul lungomare sud, intervento della Silex.
Gli interventi edificatori degli ultimi anni stanno trasformando velocemente la città, togliendo
spazi, aria, legalità e diritti.
Nelle strette strade del centro quasi senza marciapiedi, come via Balilla, via Vasto, via Jasonni, e
tante altre, molte case ora si trovano a essere private di luce dai nuovi funghi di 25 metri che
crescono veloci al posto di una precedente edilizia omogenea di circa 3 piani, aumentando già una
densità abitativa al collasso per mancanza di infrastrutture (parcheggi, verde e servizi)
Quella del mare sarà sempre di più una vista per pochi eletti: l’intervento della Silex, il futuro hotel
De Cecco, l’edificio che ha preso il posto dell’ex Carlton lo stanno confermando a tutta la città.
Eppure tutti questi interventi non sono legittimi per il nostro PRG ma lo stesso autorizzati da una
amministrazione che ha fatto delle costruzioni e degli oneri derivanti da queste, il pilastro
portante.
Non sono legittimi perché non rispettano le leggi sulla pianificazione nazionali e le nostre norme
attuative; le autorizzazioni sono date su un filo improbabile di una equilibrista. Le deroghe stesse,
alle altezze, ai volumi, sono tutte al di fuori delle procedure, e così per esempio il vincolo dell’ altezza dei 12 m sul mare viene cancellato; mai nessuna variante al piano regolatore, che dovrebbe essere la Legge, è stata fatta pur di non passare tra le maglie del Consiglio Comunale. E
non è tutto dovuto, molti di questi interventi non sarebbero stati approvati in Consiglio Comunale,
alla disanima delle leggi nazionali.
Se si accenna a queste cose nei corridoi di Palazzo di Città molti sanno, ma bisogna andare avanti
cosi, veloci, perché potrebbe arrivare un ricorso al TAR a bloccare il tutto, e quindi si cerca di
correre più velocemente possibile nell’approvare, nel facilitare.
È caduto il panico nell’amministrazione quando una sentenza ha fatto crollare il castello del
recepimento del Decreto Sviluppo, e si sta attualmente correndo per cercare di approvare il suo
sostituto entro il 18 dicembre.
Ed è psico dramma ora che il PSDA (piano stralcio alluvioni) ha bloccato le demo-ricostruzioni che
in realtà sono tutte nuove costruzioni, ma non ditelo ai vicini di casa.
L’Amministrazione cerca fondi, facilita tutte le attività per questi soldi che derivano dagli oneri
concessori, per poi sperperarli in opere inconcludenti o dai contenziosi annosi. E i contenziosi
hanno bisogno ancor più di maggior denaro, e allora facilitiamo le torri, le lottizzazioni,
camuffiamo le nuove costruzioni in ristrutturazioni, e andiamo avanti, chiudendo gli occhi e non
pensando che ogni sviluppo ha un suo limite fisico, e a maggior ragione quello edilizio.
Se poi la città diventa invivibile, nelle strade si muore di traffico, il commercio viene disintegrato,
la salute dei cittadini diminuisce e tutto ciò comporterà investimenti ingenti, a tutto questo ci si
penserà domani.

 

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