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PALAZZO SAN FRANCESCO TRA INCOGNITE E MEZZE VERITÀ

di Massimo Di Paolo

Quando si aprono nuovi cantieri occorre dare tempo per trovare il giusto ritmo e l’auspicata efficacia. Ma quando il metodo di lavoro resta abborracciato la sostanza tarda a venire. In democrazia, la maggioranza eletta ha il diritto di scegliere, purchè resti coagulata su prassi e obiettivi reali: utili e necessari per un’intera comunità. Il metodo è sostanza e non è solo un aspetto formale. Oggi Sulmona vive l’esperienza di un governo non certo liberale e i sentori del risentimento aleggiano nell’aria con una leva perennemente bloccata sul ‘sei con me o contro di me’. Il sentimento che fa un distinguo tra amici e nemici è il rancore con una persistente attesa di rivincita. Questo è il primo dei problemi. Ce n’è un secondo che fa venire in mente una definizione usata da Gramsci quella del ‘Cadornismo politico’: una cosa è giusta solo se decisa da chi comanda. Ma le cose su cui si sta decidendo sono allegorie poco riconoscibili forse perchè se ne parla nei corridoi del politichese senza una griglia di fattività che il metodo -mancante- non può far quagliare. Una precisazioneva fatta: sembra che la questione Sulmona sia sovrapponibile alla questione Cogesa unica tematica che al momento riverbera. Di fatto ‘Cogesa’ sta agendo da distrattore rimuovendo -dall’immaginario collettivo- numerose e urgenti problematiche che richiedono interventi, indirizzi e azioni amministrative. Nella sostanza: l’artiglieria della nuova Amministrazione sulmonese ha già sparato presentando impegni, promesse, dichiarazioni e programma di mandato. Ora è una questione di uomini. Ma il consenso avuto fino ad ora, non sembra poggiare su idee e programmi ma su una identificazione emotiva che nel tempo sembra scemare e non dare risultati. I rappresentanti della maggioranza dovrebbero dar vita all’attuazione di azioni amministrative utili e necessarie ad affrontare problemi, a strutturare soluzioni apportando cambiamenti. La prassi politica invece, sta trotterellando a ritmi blandi allontanandosi, e non di poco, dalle richieste della cittadinanza e dai bisogni di ‘cura’ che la Città grida in maniera dirompente. Le Commissioni consiliari sono, di fatto, ferme per operosità e proposte, obliterando dibattito e urgenze. Come dire il sistema è muto. Le opposizioni -pur considerando le assenze ingiustificate- sono ancora disorientate e non riescono a fare massa critica su importanti iniziative comuni,diciamo che non hanno un giusto ‘timing’ per fare bene il loro mestiere cosa semplice, sostanziale e opportuna in una sorta di igiene democratica. Cosa ostacola l’alleanza nella minoranza non è ancora cosa chiara. Il terzo problema è il diritto di critica. I cittadini per essere ascoltati, e per avere interlocuzione, sembra che debbano concorrere al premio fedeltà. In soldoni non si capisce se occorre essere ipocriti per farsi accettare a corte, considerando che appare poco chiaro l’importanza di difendere la libertà di critica o la disapprovazione del dissenso. In sostanza, a Palazzo san Francesco, il clima non sembra essere un ‘campione di confronto’ e le tracce di chiusura verso aree e problematiche, che una parte della cittadinanza esprime, appare ormai evidente. Arriviamo al punto. La maggioranza, in una nota congiunta, ha ritenuto di dover manifestare vicinanza al primo cittadino rinnovando sentimenti di compattezza. Era un atto giusto e dovuto, dopo un significativo periodo di incertezza, che vuole significare due cose: siamo con te perché non possiamo andare avanti in questo modo. Siamo con te perché siamo consapevoli che fino ad ora bene non è andata. Il resto molta enfasi su quello che dovrebbe essere ma che non è: più emotività che riflessione. D’altronde le condizioni della Città, anche a seguito dei diversi fallimenti amministrativi vissuti negli anni, si sono aggravate e non si può pensare a una rinascita di Sulmona nelle condizioni che si vanno prefigurando. Una ripresa autentica non si può fondare né su una cittadinanza esclusa e né su una élite di governo chiusa in se stessa. Al di là dell’etica necessaria ad un clima democratico che vorrebbe un governo del popolo, per il popolo e con il popolo, sono necessari progetti, idee e buona amministrazione che oggi, all’appello, mancano. Eppure sembra che tutto vada bene. Scambiando qualche parere con chi siede nel Consiglio comunale, i sorrisi non sono mancati tra silenzi e mezze parole. Ma gli studiosi del comportamento ci dicono che quando si ride dicendo una bugia si allargano inconsapevolmente le narici del naso, in altre parole, il sorriso finto la dice lunga. Collodi la farebbe più facile ricordandoci che ai bugiardi, si allunga il naso.

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