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AREE INTERNE. COMUNI MONTANI: NON FACCIAMO ERRORI!

di Bruno Dante 
L’AQUILA – Alle elezioni europee dell’8 e 9 giugno 2024, a Brittoli hanno votato 91 abitanti, 90 a Cocullo e
Pietracamela, 77 a Santo Stefano di Sessanio, 70 a Collepietro, 58 a Calascio, Caporciano e Rio del
Sangro, 52 a Fallo, 43 a Montebello del Sangro, 42 a Castelvecchio Calvisio, 38 a Villa Santa
Lucia, 36 a Carapelle Calvisio e 31 a San Benedetto in Perillis. Aggiungendovi i pochi ragazzi che
non hanno votato, questa è la popolazione effettiva (non anagrafica) dei nostri piccoli comuni
montani. Per decenni ci siamo affannati a ricostruire il patrimonio immobiliare di questi paesi, fatto
di castelli, di torri e di archi ma, nella frenesia del recupero, ci siamo dimenticati della cosa più
importante: il patrimonio umano. Rispetto al censimento del 1911, Villa Santa Lucia ha perso il
98% dei suoi abitanti. Gli altri, più o meno stesso.
Il problema dello spopolamento era già noto al nostro legislatore fin dal 1948 se, nell’art. 42 della
Costituzione recita:” La legge dispone provvedimenti a favore delle zone montane”. Da allora fino
ad oggi, di provvedimenti statali o regionali ne ho visti passare tanti. Tutti inutili. Il 6 ottobre la
Regione Abruzzo ha organizzato una giornata di studio per proporre modifiche alla normativa
vigente. Sono emerse tante buone proposte, ma ce n’è una assolutamente sbagliata: l’istituzione
dell’Unione dei Comuni per la gestione dei servizi. Domanda: se l’Unione dei Comuni gestirà i
servivi, cosa resterà da fare ai singoli Comuni? La risposta è ovvia: niente.
Allora, se davvero vogliamo rivitalizzare queste piccole comunità in via di estinzione, un rimedio
c’è: la Fusione dei Comuni. A differenza dell’Unione, che lascia in vita tutti i Comuni aderenti,
aggiungendovi persino un nuovo ente, con la Fusione si crea un solo ente di maggiori dimensioni,
accorpando i Comuni preesistenti. Per semplificare, se 10 Comuni fanno l’Unione, i cittadini
avranno a che fare con 11 enti; se fanno la Fusione, un solo ente. Al quale verranno trasferite tutte
le attività, le funzioni, i servizi ed i beni dei Comuni coinvolti, con il beneficio che una gestione
unitaria degli stessi comporta una maggiore efficienza ed una riduzione dei costi. Di quali costi
parliamo?
Nel 2020 ho analizzato i bilanci consuntivi 2018 dei 6 Comuni della Baronia di Carapelle (Calascio,
Carapelle, Castel del Monte, Castelvecchio, Santo Stefano e Villa Santa Lucia) che tutt’insieme non
raggiungono nemmeno i 400 abitanti effettivi. In totale, i 6 Comuni hanno speso 3.671.451 euro
(tale degli impegni comprese le partite di giro). Se gli stessi servizi fossero stati gestiti da un solo
ente anziché 6, ho calcolato un risparmio di almeno un milione di euro. Ai quali vanno aggiunti i
contributi dello Stato, quale premialità della Fusione, pari a 522.000 euro ed i contributi della
Regione. Supponendoli pari a quelli dello Stato, il nuovo ente derivante dalla fusione dei 6 comuni
avrebbe avuto a disposizione circa due milioni di euro l’anno in più (5.000 euro per abitante) da
spendere per:
– riconoscere ad ogni abitante effettivo la funzione di “presidio del territorio” e retribuirlo di
conseguenza (una sorta di reddito di cittadinanza, con la differenza che in questo caso i beneficiari
del reddito fanno qualcosa di utile); incentivare le nuove residenze di giovani coppie; premiare la
natalità; erogare bonus gasolio e bonus benzina per compensare le maggiori spese di riscaldamento
e di accesso ai servizi esterni al paese; erogare contributi alle partite IVA; esentare dal pagamento
delle imposte e delle tasse di pertinenza del Comune e tutte le altre iniziative a favore dei cittadini,
che servono a compensare il disagio di vivere in un piccolo paese.
Però ci sono due ostacoli che la Regione dovrebbe rimuovere:

1) Chiedere allo Stato di rendere obbligatoria la Fusione per i Comuni al di sotto di un
determinato numero di abitanti (100? 500?);
2) Togliere il limite minimo di abitanti per la costituzione del nuovo Comune, previsto dallo
Stato in 2.000 abitanti ed aumentato a 10.000 dalla nostra Regione, tenendo presente che
anche la fusione di due soli Comuni è comunque un fatto positivo.

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