L’ALTA VALLE ATERNO E LA CASTAGNA ROSCETTA FIORENTINA
CABBIA DI MONTEREALE – Valle dell’ Aterno – paesaggi austeri, selvaggi, incontaminati – il pittore per eccellenza, l’ autunno, ha dipinto monti e valli di mille colori. Uno spettacolo da lacrime agli occhi all’alba e al tramonto quando il sole illumina le foglie multicolori e filtra attraverso i rami . Sembra un bambino sorridente che si rifugia tra le braccia, protettive, della madre . Queste incantevoli montagne – avvolte nel loro religioso silenzio, che all’orizzonte sembrano confondersi con il cielo dando la sensazione dell’infinito – hanno fatta la nostra storia e quella del Paese poiché qui fin dai tempi antichi i nostri antenati, con la schiena curva dai sacrifici e dalla fatica, coltivavano fino all’ultimo lembo delle pietrose terre e vi pascolavano gli animali. Unico sostentamento per tante famiglie. Io, dall’alto dei miei anni, ben ricordo mia madre che ci prendeva per mano e saliva fino al “Monte” a zappare quelle poche terre che possedevamo. Ed il canto delle donne in autunno che, come le famose mondine intente al lavoro nelle risaie, raccoglievano quelle poche derrate alimentari necessarie al fabbisogno famigliare nei lunghi e freddi mesi invernali riempiva d’armonia tutta la vallata. Come se una faticosa giornata di duro lavoro non bastava riscendendo in paese si procuravano una fascina di legna, posta con maestria sulla testa, che serviva per accendere il fuoco, unico mezzo per cucinare, riscaldare la casa e mezzo di socialità. In quanto dopo cena ci si riuniva con amici e parenti a scambiare due chiacchiere. Cio’ accadeva soprattutto nelle lunghe e fredde serate invernali quando la neve la faceva da padrona ed il freddo pungente si faceva sentire. I nostri genitori e piu’ in generale la generazione precedente alla mia ha scritto, a suon di enormi sacrifici e privazioni di ogni genere, pagine indelebili della storia di Cabbia e delle loro famiglie. L’autunno, ci offre la la possibilità di assaporare tutta l’atmosfera dello spettacolare periodo. Grazie all’immenso giardino naturale dei suoi monti e alle chiome delle conifere che piano piano lasciano il verde brillante, forte e rigoglioso, dei pini, armonicamente coniugato con le tinte delle altre piante per dare spazio ai frutti di stagione. Tra questi, oltre alle noci ed ai grappoli dorati che si trasformavano, con la pigiatura, in un buon vino, la famosa castagna “Roscetta Fiorentina”. Regina incontrastata dei nostri boschi. Parliamo di un frutto di dimensioni medio grandi molto calorico composto per circa il 60% da amidi e da carboidrati, cloro, magnesio, proteine, sali minerali e le vitamine A, B e C. Sarebbe il caso di promuovere, non adesso ovviamente in quanto saremmo già in notevole ritardo poiche’ le feste e le sagre della castagna sono già in pieno svolgimento, un evento che dia lustro e visibilità a questa qualità superiore di prodotto del bosco non solo sotto il profilo produttivo ma anche per quel che concerne l’aspetto culturale e turistico. Giova ricordare che il Comune di Civitella Roveto, al fine di dare visibilità a questa qualità superiore di castagna, ogni anno organizza una mattinata nel bosco, con i suoi profumi e colori autunnali, a raccoglierle. Basta contattare gli organizzatori ed essere muniti di scarpe adatte ed abbigliamento consono. In Alto Aterno, a Cesaproba di Montereale, dal 31 ottobre a cena al 2 novembre a pranzo si terrà la XII sagra della castagna a cura dell’ Associazione Culturale Cesaproba 96 APS. Oltre alle tante prelibatezze culinarie a base di specialità locali tutte le sere ci sarà musica dal vivo. Fin da epoche remote, ad economia essenzialmente agro-pastorale, la castagna è stata una forma di sostentamento per tante famiglie che, mi raccontava mia madre, andavano nei paesi limitrofi a barattarle con altre derrate alimentari necessarie al sostentamento delle famiglie. Ora, fortunatamente, la situazione è cambiata in meglio, tutti conducono un tenore di vita più agiato, anche se in alcune parti del il mondo si è alle prese con la guerra, pazzia della mente umana, che sta mietendo migliaia di vittime e si stavano facendo morire di fame migliaia di bambini. Il nome “Roscetta” deriva dal colore del frutto che appena raccolto appare di una tonalità rossiccia forte e poi tende a variare verso il marroni. Essa – in tutte le zone del cicolano e dell’antrodocano, dove è presente un’altra qualità altrettanto buona, il marrone IGP (Indicazione Geografica Protetta) o nella Valle Roveto – richiede un ciclo di lavorazione molto impegnativo che inizia a settembre con la pulizia delle superfici ricoperte di felci che venivano tagliate, essiccate ed utilizzate in una fase di lavorazione del maiale. La “roscetta”, non molto grande e rotondeggiante con superficie liscia, di colore bruno rossastro appartiene alla varietà del “Marrone Fiorentino” ed è molto diffusa ed apprezzata nel nostro Appennino abruzzese.




