TRIFLUOROACETATO E PFAS NELLE ACQUE MINERALI
A cura del Prof. Maurizio Proietti
Ritorniamo sul tema PFAS (perfluoroalkyl and polyfluoroalkyl substances), una preoccupazione reale: sono “eterni”, difficili da rimuovere e associati a impatti sanitari importanti.
Negli ultimi anni i PFAS, sostanze per- e polifluoroalchiliche note per persistenza ambientale e mobilità, sono entrati al centro del dibattito su acqua e salute pubblica. In questo contesto, Greenpeace Italia ha condotto un’analisi esplorativa su alcune tra le acque minerali più diffuse, inviando campioni a due laboratori indipendenti per la ricerca di un ampio pannello di PFAS, con particolare attenzione al trifluoroacetato (TFA, composto a catena ultracorta) sempre più riscontrato nelle acque. I risultati offrono una fotografia puntuale: in diversi marchi è stato rilevato trifluoroacetato, mentre per altri i PFAS sono risultati sotto il limite della rilevabilità; nessun campione ha superato le soglie oggi previste per la somma dei PFAS “classici”. Pur non essendo un’indagine esaustiva dell’intero mercato, il dossier contribuisce a colmare un vuoto informativo e sollecita standard analitici e limiti guida aggiornati, oltre a maggiore trasparenza lungo la filiera. Le righe che seguono sintetizzano metodi, esiti e implicazioni regolatorie, offrendo elementi utili per i consumatori.

Punti chiave
Gli attivisti di Greenpeace Italia hanno verificato la presenza di PFAS nelle acque minerali più vendute, acquistando due bottiglie per ciascuno di otto marchi e inviandole a un laboratorio italiano e a uno tedesco. Dalle analisi emerge che sei marchi presentano tracce di trifluoroacetato, mentre su Ferrarelle e San Benedetto naturale non sono stati rilevati PFAS (al di sotto di 50 ng/L, limite di rilevabilità). I livelli più alti di trifluoroacetato sono stati misurati in Panna, Levissima e Sant’Anna; sono stati rilevati valori intermedi in Uliveto, Rocchetta e San Pellegrino frizzante. In nessun campione sono stati trovati PFAS del gruppo PFAS-4 e la somma dei PFAS-20 è rimasta sotto la soglia normativa (100 ng/L). Il TFA, composto molto mobile e persistente che può derivare dalla degradazione di altri PFAS (pesticidi, F-gas, processi industriali), è oggetto di crescente attenzione regolatoria: in Germania è stato proposto/classificato come sostanza reprotossica e si valuta un limite di 100 ng/L in acqua potabile, potenzialmente adottabile in tutta l’UE.
Gli acquisti sono stati effettuati presso rivenditori a Roma (marzo 2025), 2 bottiglie per marchio. È stata effettuata una doppia analisi indipendente (Italia/Germania). Da tenere presente alcuni limiti: si tratta di una istantanea su lotti specifici/luogo unico; i risultati non rappresentano necessariamente tutta la produzione dei marchi.
Sostanze reprotossiche
Le sostanze reprotossiche sono agenti chimici o fisici che possono danneggiare l’apparato riproduttivo, ridurre la fertilità e compromettere lo sviluppo del bambino. Tra le più note: metalli pesanti (piombo, cadmio), solventi organici, ftalati e pesticidi.
Quali effetti possono dare?
- Fertilità: calo del numero o della qualità degli spermatozoi, irregolarità del ciclo mestruale e difficoltà a concepire.
- Gravidanza e sviluppo: aumento del rischio di aborto spontaneo, malformazioni congenite e ritardi nello sviluppo dopo la nascita.
- Altri rischi: maggiore probabilità di tumori o malattie che colpiscono gli organi riproduttivi.
- Trasmissione: l’esposizione materna può comportare passaggio al feto e, dopo il parto, al neonato anche tramite il latte materno.
Sentenza condanna manager di Miteni
Gli esponenti di Greenpeace erano intervenuti anche nel merito della sentenza di condanna degli 11 manager di Miteni nel processo sui PFAS, affermando che è un passaggio cruciale. Il Tribunale di Vicenza ha riconosciuto responsabilità penali per il disastro ambientale legato alla produzione di queste sostanze. Questa sentenza, definita “importante” da Greenpeace, è il risultato di anni di battaglie di cittadini, associazioni e ricercatori che non hanno smesso di chiedere verità e responsabilità. È il risultato della pressione costante della società civile e delle associazioni che, negli anni, hanno denunciato e documentato l’inquinamento. È un precedente rilevante per la tutela dei territori e potrebbe rafforzare la richiesta di controlli e standard più severi.
Take-home message: ridurre l’esposizione a queste sostanze, nell’ambiente di casa, sul lavoro e negli alimenti, è una misura concreta per proteggere fertilità e salute, in particolare quella dei bambini.
- Greenpeace Italia. Pfas, analisi di Greenpeace Italia sulle acque minerali: Contaminazione presente in sei marche su otto. 9 Ott 2025. Comunicato stampa. (Greenpeace)
- Greenpeace Italia. PFAS in bottiglia – Analisi sulle acque minerali italiane (media briefing, IT). Ott 2025. PDF. (Greenpeace)
- Santen M. Investigation of PFAS, especially TFA, in Italian bottled mineral water – Greenpeace Italy (technical report, EN). 2025. PDF.
- https://www.greenpeace.org/italy/comunicato-stampa/29045/pfas-analisi-di-greenpeace-italia-sulle-acque-minerali-contaminazione-presente-in-sei-marche-su-otto/




chissà come sarà combinata la falda acquifera che corre sotto le discariche Cogesa a Sulmona !!!
Più di qualche anno fa’, i valori erano al limite, sia a valle che a monte.
E la vecchia non è stata ancora bonificata, con la nuova ma ormai piena senza fondi per bonificarla.