A CAMEL IS A HORSE MADE BY A COMMITTEE.
Una volta, un’agenzia di marketing, vinse una gara con un importante cliente per il lancio di un nuovo centro commerciale: si dovevano mettere in luce tutte le possibilità di svago e di shopping. Alla fine del lavoro iniziale presentato dell’Agenzia venne massacrato dai clienti: rimase solo un’immagine assolutamente priva di significato con una tizia (senza pretese estetiche) in bikini che prendeva il sole su una scarpa gigante. Fu una campagna orribile! Ma pecunia non olet e gli assegnatari tennero la commessa anche se il lavoro non venne mai firmato.
Quello che era successo era un classico caso di Design by Commitee:.
Con questa espressione anglosassone, si identifica un processo in cui un gruppo di persone con opinioni diverse ed interessi non coordinati, prende collettivamente decisioni su di una un progetto, spesso portano ad un risultato debole e di compromesso, privo di una visione unitaria: un prodotto gonfio, confuso, caotico, sconnesso e problematico da sviluppare, poiché i compromessi ne ottenebrano il fine originale e, mediante continue revisioni, emendamenti, correzioni, precisazioni e varianti si perde il tema target. Il detto Un cammello è un cavallo progettato da un comitato, viene utilizzato per illustrare come un prodotto finale possa essere funzionalmente corretto ma privo dell’eleganza e della chiarezza ma soprattutto della visione della sua concezione originale.
Il Design by Commitee è un classico delle realtà amministrativa sulmonese in cui c’è un consiglio comunale (con le sue commissioni) un assessore, una giunta e, soprattutto un sindaco ognuno dei quali ha da parte sua, suggeritori occulti, ispiratori dissimulati, consigliori di fiducia o facilitatori interessati che, poiché sono quelli che hanno i contatti e le necessarie amicizie, sono anche quelli con più voce in capitolo. E già! Perché a rendere tutto più difficoltoso nel Commitee c’è sempre lo stakeholder che è il reale detentore del potere ed ha la capacità di rendere il gioco pochissimo democratico….e, teniamo conto, che vale sempre il detto di Michael Corleone “tieniti stretto gli amici ma ancora di più i nemici”.
Certo! È sempre bello vedere quando un cavallo resta tale e non si trasforma in un cammello per l’intervento di un Commitee etero inidirizzato: ma, constatiamo, nella realtà dei fatti che è rarissimo.
Le ombre del cammello, però, si avvicinano sempre di più all’affare. Il recinto della sala riunioni è aperto: ed i cammelli pressano per entrare…una volta dentro, devastano tutto il lavoro fatto: Togli quella frase! Aggiungi questo inciso! Metti tra parentesi! Sostituisci la parola! Leva quel comma!…..
L’architettura dell’informazione, poi, mette a fuoco, ma il più delle volte, tutto brucia come la biblioteca di Alessandria.
A testimonianza del passaggio del quadrupede gibbuto restano delle decisioni folli, che lasciano sgomenti chiunque possa vedere il progetto realizzato conoscendone il layout iniziale.
Quando oggi vedo un proposte grottesche, bizzarre e goffe oltre che fantasiose inverosimili ed allucinate come quella di realizzare un parcheggio al Pallozzi (lasciando non pochi dubbi sulla reale motivazione rimozione forzata adoperata sull’Assessore competente!) mi viene di provare la stessa tristezza del responsabile marketing nel vedere la donna in bikini che prendeva il sole sulla scarpa gigante di quel centro commerciale.
Sono progetti su cui c’è la firma del cammello (ma forse anche di cinghiali ed e dell’ippopotami).
Sulmona città della musica e del cinema…o allevamento di cammelli!
Pecunia non olet ma, cari miei, resta che i progetti ben concepiti e ben realizzati hanno sempre un buon profumo…mente quelli concepiti male puzzano e lasciano zaffate mefitiche .
ELPIS
PS:“Un cammello è un cavallo disegnato da un uomo politico che cerca di formare un governo”. “Fu Aldo Moro, due anni fa, a formulare questo principio di zoologia politica Il gioco di equilibri e di compromessi che occorre affrontare per mettere insieme un governo di coalizione, specie tra partiti con caratteri e tradizioni assai diversi, è certamente tale da giustificare la battuta”. [Livio Zanetti, È iniziata la crisi del governo Moro. Sarò “lunga”, in “L’Espresso”, 6 febbraio 1966,



