ORA SI LAVANO I PANNI SPORCHI
di Massimo Di Paolo
Se la vogliamo dire con detto popolare verrebbe “c’è tanta carne al fuoco”, se preferiamo un taglio più psicologico allora l’opzione si sposterebbe sui significati che la politica di casa sta mostrando. Gli esperti di cose umane sanno bene che quello che appare della politica sulmonese è solo un pizzicore mentre il sommerso ha ben altri significati. Ron Howard nel 1995, rese celebre una frase che faceva: “Houston, abbiamo un problema”. Ricordandoci l’enfasi della campagna elettorale, non abbiamo dubbi a pensare che Sulmona abbia un problema drammatico, iniziato già con l’inizio del mandato: tra sorrisi e petti aperti si poteva forse prevedere il decorso di questa ennesima stagione politica sulmonese.
Si elencavano soluzioni miracolose ma non traspariva il senso, la serietà e la complessità della condizione che si andava ad affrontare. Era festa, la severità del mandato e del compito si annacquavano di fronte all’albero della supponenza che si ergeva senza ritegni. Una iattura per la nostra Città che non si riesce a controllare o a esorcizzare, un declino costante, una zattera in mezzo al mare senza comando e senza rotta.
Il silenzio della maggioranza nell’ultimo Consiglio comunale sapeva di incenso acceso di fronte ai significati che aveva la cacciata dell’Assessore più sponsorizzato di questa ultima tornata. Aspetti personali, politici e di merito in una matassa di difficile interpretazione. D’altronde cinque mesi passati come un battito di ciglia senza nessuna traccia lasciata: cinque mesi di amministrazione di cosa? Un vulnus nell’operatività e nella strutturazione di un percorso. Fragilità diffuse intuibili fin da subito, sancite da un programma di mandato approvato in un’aula deserta; muscolarità mostrata priva di sostanza a fronte dei numerosi problemi della città mai citati, mai riconosciuti: quelli tangibili che toccano la gente comune che impongono un riconoscimento, un’attenzione, un intervento.
La questione Cogesa, diventata la bandiera della buona azione, un atto dovuto che non aveva più alternative. Forse si andrà avanti ma occorre avere la consapevolezza che il rapporto con la cittadinanza ha subito una rottura di difficile ricomposizione, l’attesa è stata fin troppo lunga, ci si aspettava un fare nuovo, efficiente, condiviso e forte, ci si è trovati dinanzi a una politica e ad una amministrazione drammaticamente lontana, priva di pianificazione e di adesione alla vera realtà che si sta vivendo. Polverizzazione delle scelte e dell’agire amministrativo con riverberi nell’organizzazione del sistema di supporto interno a Palazzo San Francesco. Dichiarazioni, improvvisazioni e proclami che hanno, fin da subito, evitato il confronto con la cittadinanza mantenendo un tono povero nelle commissioni e in Consiglio comunale.
Tutti sono utili ma nessuno indispensabile, verrebbe da dire, correggendo una piegatura delle convinzioni di partenza con la fiducia ricevuta ormai allo stremo. I fatti e le condizioni di Sulmona sono evidenti e purtroppo note a tutti: città ‘guerrafondaia’ ci etichettano in regione con toni tra il sarcastico e il compassionevole altro che la filiera del benessere che cade dall’alto. Eppure il significato del voto, degli addensamenti delle preferenze, la dicevano lunga e non facevano certo prevedere una rivalsa almeno dello spirito democratico in una città con una condizione di regressione economica costante.
La brutale defenestrazione di un Assessore ha significati profondi, due masse in movimento che si scontrano con le proprie convinzioni, i propri mandati, le personali aspettative: due personalità con sistemi di valori diversi in collisione. Questo ultimo evento -dopo mesi di faticosa e inconsistente transizione- ci convince che difficilmente le dimensioni dei bisogni dei cittadini comuni e della comunità, possano essere delle vere priorità. Per ‘Sulmona tutta’ resta il rammarico per l’ennesima occasione perduta e non basteranno le pezze a colori che la politica è in grado di estrarre dal cappello, non avremo il governo che occorrerebbe, non ci sarà sanatoria: le condizioni su cui è nata questa ennesima esperienza erano funeste fin dall’inizio, non c’erano né contenuti e né metodo ma neppure idealità e sogno che non appartengono alla fisiologia della destra.
Una condizione di partenza in cui il potere e il controllo, hanno agito come presupposti per le scelte elettorali in funzione di uno schema di obiettivi da realizzare ben lontano dalle necessità della città. L’alveo si è rotto e l’aborto già concluso, i futuri tentativi saranno di tattica campale, previo lavaggio dei panni sporchi in un bagno di umiltà.




Pantaleo sostituito ! Con uomo di pari grado e di pari servizio. altro che efficienza.
Ma quali panni sporchi…..
invece bisogna essere tifosi e voler tanto bene alla propria Citta’.
Siamo agli inizi di una nuova esperienza amministrativa,anche se pur turbata da eventi politici da stigmatizzare,e’ nella logica delle cose che possono accadere, la bacchetta magica non ce l’ha nessuno.
Pertanto,abbiate fede,tempo al tempo ,prima di sentenziare a destra e a manca .
Non si tratta di sentenze ma di una realtà che per questo primo periodo fa sorgere pensieri ma tutti sperano che le cose possano aggiustarsi.