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SULMONA, LA SINISTRA SENZA SCUOLA PRETENDE PURE DI SALIRE IN CATTEDRA

di Luigi Liberatore 

La mia libertà di titolare è legittima quanto la pretesa della sinistra di Sulmona di ritenermi  un asino. E in questo siamo pari. Tuttavia devo andare avanti col mio discorso sennò non avrebbe senso riflettere sulle incursioni sia del Pd e delle sue appendici politiche rispetto al travagliato avvio della amministrazione comunale che in quanto a cultura, soprattutto politica, sta un gradino al di sotto. E ci siamo.  Però prendo spunto dai vari interventi che si sono susseguiti per deplorare il travaglio che angoscia il sindaco della città e la sua maggioranza che ancora prima di mettere mano alle problematiche quotidiane di Sulmona vanno in crisi sulla nomina del presidente dei revisori dei Conti. Ho letto nei vari comunicati espressioni disparate e disperate come di chi abbia l’acqua in gola, inviti finanche a dimissioni come se la Destra al governo della città uscisse da esperienze fallimentari costituite in anni di amministrazione. Sulmona ha liberamente e democraticamente eletto, a maggio, un coacervo di aspiranti amministratori pubblici che a malapena sarebbero in grado di stilare un preventivo condominiale, sicché in quanto a valori politici la valutazione è zero, senza peraltro andare ad indagare quali siano davvero gli interessi che intendono perseguire. Non ho avuto il piacere, però, di leggere nei parossistici comunicati della sinistra uno straccio di prospettiva politica dopo la disfatta di primavera, il che mi fa presagire che al di là dei vituperi calati addosso agli avversari vincitori non sia stato speso, all’interno delle desertiche sedi, un attimo per fare autocritica. Di tornare a scuola, insomma. Lo si intuisce dal viscerale contenuto degli attacchi che, almeno per quanto riguarda il Pd, porta a pensare che si scelga sempre di adagiarsi in una comoda e dogmatica dottrina di riferimento per legittinare una pretesa di superiorità seppur soccombenti. Ho letto che sia stata sparacchiata perfino la richiesta di un ritorno alle urne. Nulla quaestio. Però, nel caso remoto che si dovesse davvero tornare a votare, il Pd scelga un leader che possa votare se stesso. In questo senso non è stato un capolavoro candidare Figorilli…in Calabria, poi, è stato fatto di peggio con Tridico. Tornare a scuola…

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