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CAMMINANDO LUNGO IL TRATTURO: L’ARCOBALENO

di Angelo de Angelis 
L’AQUILA – È l’ ottavo giorno di cammino e ci ritroviamo in cinque a percorrere parte dei sessanta chilometri che mancano alla meta.
Una partenza magica tra l’azzurro del cielo, bianche nuvole soffici come bambagia che assumono toni di grigio di differente intensità; vènti in quota trasportano minuscole gocce d’acqua che compiono la magia che chiamiamo arcobaleno.
I nostri sogni di bambino s’incrociano con leggende ancestrali che interpretano l’effimero ponte come simbolo di un patto sacro, come passaggio verso altre dimensioni.
Noè, dopo quaranta giorni di diluvio vide l’arcobaleno ed il suo animo si colmò di gioia e di speranza. I colori impararono a collaborare dopo una lite e formarono il magico arco. La mitologia norrena parla di Bifröst, il ponte che collega la Terra ad Asgard, la dimora degli dei.
E non solo: i celti cercavano una pignata piena d’oro laddove l’arcobaleno si poggiava sulla terra.
Tra gli aborigeni australiani l’arcobaleno assume il ruolo di serpente creatore che modella la terra e scava l’alveo dei fiumi; oltre a essere creatore, il Serpente Arcobaleno è anche un guardiano e un giudice.
Punisce coloro che violano le leggi dell’uomo e la legge della terra,
Ci intriga l’arcobaleno di Noè: dopo tanta acqua che ha turbato il nostro cammino, la presenza di uno stupendo arcobaleno ci sembra il miglior augurio per il cammino che ci accingiamo a percorrere.
Che illusi! Bastano dieci chilometri e ci ritroviamo sotto secchiate d’acqua che scendono dal cielo, presto trasformate in chicchi di grandine che ci bersagliano e ci impallinano disattendendo ogni nostra più rosea aspettativa!
Marcia indietro: sogniamo di riguadagnare la Guest House di Petacciato dove l’asciugatrice ci ha già tolto dall’imbarazzo dei giorni precedenti.
Siamo indubbiamente tutti mezzi matti, chiunque persona di buon senso coglie questa comune nostra caratteristica ed appena la lavasciuga ha terminato il suo lavoro, torniamo in macchina al punto in cui eravamo capitolati di fronte alle inarrestabili forze della natura.
Altri dieci chilometri, manca poco alla nostra meta. Il sole splendente non riesce ad allontanare un minaccioso temporale che si profila all’orizzonte. Nonostante una corsa contro il tempo della vettura di appoggio, siamo investiti da altre secchiate d’acqua, altra grandine, altri disagi, mentre una tromba d’aria di avvicina pericolosamente da nord.
Tra gli aborigeni australiani l’arcobaleno assume il ruolo di serpente creatore che modella la terra e scava l’alveo dei fiumi; oltre a essere creatore; è anche guardiano e giudice:
punisce coloro che violano le leggi dell’uomo e la legge della terra. Oggi siamo noi poveri matti a scontare le colpe dell’uomo moderno, che ha modellato la terra per farne la sua schiava ed il suo strumento di potere.
Il serpente arcobaleno ci ha ricordato, oggi, che le sue bombe d’acqua e di ghiaccio, che mai prima d’ora hanno flagellato questi luoghi, sono una giusta punizione all’arroganza umana.
Dunque fine della giornata?
No di certo, la giornata finisce, come tutte le altre precedenti, a tarallucci e vino in compagnia di persone del posto e di vecchi amici che ci hanno raggiunto da Vasto; anche oggi il saldo delle calorie è stato positivo ed è stato, nonostante l’avversione di Giove Pluvio e il castigo del serpente arcobaleno, un buon cammino!

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