MARELLI SULMONA, I SINDACATI: NESSUNA PRODUZIONE SALVATA, FUTURO A RISCHIO
A pochi giorni dal consiglio comunale straordinario sulla Marelli, le organizzazioni sindacali intervengono per fare chiarezza e correggere quelle che definiscono “inesattezze” che hanno generato confusione.
“Non è vero che è stato evitato che la produzione dei bracci oscillanti andasse in India” dichiarano Fiom Cgil L’Aquila e Rsu Fim-Fiom-Uilm dello stabilimento. Secondo i sindacati, Marelli ha confermato in tutte le sedi che la produzione dei bracci per il Ducato ex Sevel sarà comunque trasferita in India, dove verranno realizzati in lamiera e non più in ghisa.
L’unica novità riguarda i bracci destinati al Ducato Messico: Stellantis avrebbe messo “on hold”, cioè in attesa, il progetto di spostarli all’estero, consentendo di mantenerne la produzione in ghisa a Sulmona. “Non si tratta di una commessa nuova – chiariscono i sindacati – ma della continuazione di quanto già prodotto nello stabilimento”.
I nodi aperti
Restano però due interrogativi: la decisione di mantenere i volumi in Italia è temporanea o definitiva? E soprattutto, si tratta degli attuali livelli minimi o di un incremento produttivo? Domande a cui l’azienda, a livello locale, non ha risposto, rinviando ogni chiarimento al tavolo con il Ministero delle Imprese e del Made in Italy.
“Ma perché – si chiedono le parti sociali – se il tema riguarda esclusivamente Sulmona?”.
Attesa per il tavolo al Mimit
L’incontro ministeriale sarà anche l’occasione per discutere degli strumenti economici e normativi, europei e nazionali, messi a disposizione del settore automotive. Strumenti che, secondo i sindacati, non sembrerebbero finora essere stati colti dalle aziende.
L’accusa a Stellantis
Al di là delle singole produzioni, il giudizio dei sindacati è netto: “Il principale responsabile dello sconquasso del settore in Italia, ossia Stellantis, sta attuando scelte che ridimensionano pesantemente la sua presenza nel Paese. Una strategia che mette in crisi i fornitori, compresa Marelli”.
In attesa del tavolo ministeriale, nello stabilimento di Sulmona restano dunque più le domande che le certezze. E cresce il timore che dietro rinvii e promesse si nasconda un progressivo smantellamento.



