CASO AMARENA, LE ASSOCIAZIONI: “CONDANNA SENZA ATTENUANTI, NON È COME UCCIDERE UNA GALLINA”
Dopo il rinvio a giudizio di Andrea Leombruni, accusato dell’uccisione dell’orsa Amarena, le associazioni che seguono il caso hanno fatto sentire la propria voce chiedendo giustizia esemplare e norme più severe a tutela della fauna selvatica.
«È stato un successo, non poteva andare meglio» ha commentato Bruno Petriccione, presidente di Appennino Ecosistema, presente all’udienza di ieri. «Abbiamo perso sei mesi per rinvii, ma se questo servirà ad arrivare a un processo ben fatto che renda giustizia, ne sarà valsa la pena. La cosa importante sarà entrare nel merito dei reati contestati, che per ora sono molto deboli. Speriamo che il pm contesti ulteriori reati ambientali, perché altrimenti una condanna equivarrebbe a quella per aver ucciso una gallina. Non è razionale né logico rispetto al valore ecologico enorme che Amarena rappresentava».
Dello stesso avviso Leal, Lega Antivivisezionista, che attraverso il suo presidente Gian Marco Prampolini ha dichiarato: «Chiediamo una condanna senza attenuanti e l’adozione di misure efficaci per prevenire il ripetersi di questi crimini, che rappresentano un’offesa gravissima non solo alla fauna selvatica e all’ambiente, ma a tutta la società».
Prampolini ha aggiunto che l’associazione continuerà a monitorare da vicino l’iter giudiziario: «Vogliamo che il caso Amarena resti un monito, non un episodio destinato a ripetersi. Servono azioni concrete e il rispetto rigoroso delle leggi ambientali».
La prossima udienza dibattimentale è fissata per il 19 gennaio 2026, ma per le associazioni il processo ha già un significato che va oltre la singola vicenda: è diventato un banco di prova per capire quanto la giustizia italiana sia pronta a riconoscere e tutelare il valore della fauna selvatica.



